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Teresina Venturini, 88 anni, non si lamentava mai. Non era nel suo carattere. E pure di fronte a qualche piccolo inconveniente rispondeva con la fermezza di chi nella propria vita è stato abituato a combattere tante battaglie: «Mia madre era così - ricorda il figlio Mario - forte nonostante qualche patologia legata all’età ma lucidissima». I suoi pomeriggi erano scanditi dalle partite a carte e dalla tv. Un solitario sul grande tavolo del salone o una partita a briscola con l’ospite di turno che provava a darle filo da torcere. Ma nelle ultime settimane la donna aveva iniziato a mettere un doppio golf sulle spalle perché l’inverno era arrivato e si sentiva anche dentro le mura di Villa dei Diamanti, la casa di riposo per anziani dove sabato mattina Teresina è stata trovata morta, molto probabilmente intossicata dal monossido di carbonio insieme ad altre quattro ospiti: Maria Macci 99 anni, Maria Laura Minelli 89 anni, Giuseppina Valentino 68 anni e Agnese Catapano 71 anni.
Il suo corpo si trova ora al policlinico di Tor Vergata in attesa che la Procura di Velletri disponga l’autopsia. Suo figlio Mario, che non le ha ancora potuto dire addio o porgere un’ultima carezza, va alla ricerca di un perché: «Una tragedia simile deve avere una spiegazione». Ma ad oggi non c’è. Madre e figlio si erano sentiti al telefono solo la sera prima: «Saranno state le 18 più o meno - ricorda Mario - mia madre aveva appena finito di cenare, mi ha detto di aver mangiato una minestrina per scaldarsi e una mela cotta».
Aveva freddo? «Ultimamente mi diceva che sì - prosegue il figlio - aveva un po’ di freddo perché i riscaldamenti li accendevano nel pomeriggio e la mattina erano spenti».
E allora? «Non so se qualche operatore avesse portato qualcosa per aumentare la temperatura», aggiunge il figlio che non riesce a spiegarsi quella che a tutti gli effetti, e in assenza di prove per la mancanza ancora di verifiche puntuali, sembra un’evidente discordanza. Sul posto vigili del fuoco e carabinieri non hanno rinvenuto altre stufe o bomboloni o funghi che possano aver “sostenuto” la capacità dell’impianto. Eppure l’aria era nociva. Gli inquirenti non escludono nessuna ipotesi anche perché Teresina non era l’unica a sentire freddo. Un altro ospite, scampato miracolosamente alla strage e ricoverato ora in ospedale, si era lamentato con il fratello al telefono: «Mio zio - ricorda il nipote Alessandro - aveva parlato con mio padre proprio di questo, del freddo che sentiva in casa». Una casa in cui l’aria è divenuta tossica uccidendo cinque persone e intossicandone altre sette. Sempre che non ci siano altre concause che solo le autopsie, gli esami tossicologici sui feriti potranno escludere.
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