Riaperte le indagini sul caso di Roberto Straccia, il giovane universitario di Moresco scomparso a Pescara, in circostanze misteriose, il 14 dicembre del 2011 e ritrovato...
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Il tribunale trasmise gli atti alla Cassazione, che nel novembre scorso diede ragione al legale della famiglia Straccia, annullando il decreto di archiviazione "per violazione del contraddittorio" e rinviando gli atti al tribunale pescarese. Il caso è finito dunque sul tavolo del Gip Elio Bongrazio, che ha fissato una nuova udienza e ieri mattina ha accolto l'opposizione dell'avvocato Mecchi disponendo un supplemento d'indagine. Un premio alla tenacia di Mario Straccia, il padre del giovane Roberto, anche ieri presente in aula, che non ha mai smesso di lottare e di chiedere verità sulla tragica morte del figlio. «E' un grande traguardo per tutti noi ed io sono contenta soprattutto per la famiglia, che vuole assolutamente capire cosa sia successo a Roberto - è il commento dell'avvocato Mecchi -. Può anche darsi che non si arriverà mai alla soluzione del caso, ma quanto meno si sarà tentato di fare tutto ciò che poteva essere fatto e in ogni caso noi crediamo che stiamo andando nella direzione giusta».
La direzione alla quale fa riferimento il legale conduce alla pista dell'omicidio per scambio di persona nell'ambito di un regolamento di conti di stampo mafioso. Per scandagliare fino in fondo questa ipotesi, l'avvocato Mecchi ha chiesto che siano ascoltate tutte le persone che hanno fornito elementi al riguardo. Tra queste la fidanzata di un pentito di ’ndrangheta, che nel corso di un'intercettazione ambientale, carpita nel carcere di Lanciano, affermò che Roberto era stato ucciso da alcuni pregiudicati calabresi, indotti in errore da una foto pubblicata sul profilo Facebook del ragazzo. Il legale della famiglia Straccia punta ad ottenere nuovi particolari anche da una parente del ragazzo che si presume fosse il vero obiettivo degli assassini e che dunque sarebbe stato ucciso al posto di Roberto: la donna, in una deposizione messa anche a verbale, riferì di avere saputo che la morte di Straccia era stata frutto di uno scambio di persona. Un'ipotesi sulla quale, in realtà, negli anni scorsi si è già indagato senza che emergessero particolari riscontri, tanto che il Gip Gianluca Sarandrea, nel gennaio del 2016, liquidò la pista mafiosa come "destituita del benché minimo fondamento". Difficile immaginare che adesso, a distanza di altri tre anni, possano saltare fuori elementi decisivi per la risoluzione del caso. Nei prossimi giorni, quando saranno rese note le motivazioni che hanno indotto il Gip a riaprire le indagini, si saprà qualcosa di più in merito alla direzione che dovranno prendere i nuovi approfondimenti investigativi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino