La riserva del 34% come punto di partenza ma per gli investimenti nel Mezzogiorno che faranno parte della proposta italiana per il Recovery Fund si potrà andare anche...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La sfida più delicata resta quella però di spendere bene le risorse in arrivo o già stanziate. Il ministro ne è consapevole al punto che non esita a sostenere che «il processo verso nuovi investimenti deve essere accompagnato da una profonda rigenerazione amministrativa». In altre parole, è una Pubblica amministrazione all'altezza del compito il primo vero obiettivo della spesa, persino a prescindere dall'entità dei fondi annunciati. Per Provenzano è una sorta di chiodo fisso: la macchina dello Stato deve cambiare passo, ricorda, attraverso giovani competenze da inserire nei suoi complicatissimi ingranaggi.
LEGGI ANCHE Monga, direttore «Il Mattino»: «La pressione fiscale è record al Sud»
Secondo il ministro, ci sono già gli asset su cui lavorare per utilizzare al meglio le risorse per il Mezzogiorno: «Si può rafforzare il capitale umano. Investire su asili, scuole, ospedali ed economia verde su cui il Sud ha grandi vantaggi competitivi». E poi avanzare delle progettualità per ridurre i divari territoriali, anche a livello infrastrutturale. E poi ci sarà la fiscalità di vantaggio «che sarà una delle misure, non l'unica, per favorire l'occupazione», con un taglio del 30% del costo del lavoro per ogni dipendente che lavora al Sud allo scopo di favorire investimenti e nuova occupazione.
Ci sarà un gioco di squadra nel governo per portare avanti questo impegno che è anche politico. Lo rivela lo stesso ministro: «Ho chiesto a tutti i ministri competenti di avanzare progettualità mirate alla riduzione dei divari territoriali, sulla base dei fabbisogni che in alcuni casi, penso alle infrastrutture, possono essere ancora maggiori». E aggiunge: «Nel nostro Paese l'equità ha sempre una dimensione fortemente territoriale e questa non è un'esigenza di giustizia, che pure non è poca cosa, ma risponde alla necessità di liberare il potenziale di sviluppo di tutti i territori. Insomma, non deriva soltanto da un principio di solidarietà e di uguaglianza, ma dalla necessità di migliorare e rendere più efficienti le politiche pubbliche che vogliamo mettere in campo».
Di qui la considerazione che «è utile anche al Centro-Nord un Sud che cresce, che attivi domanda di beni e servizi per un Paese che è più unito di quanto quelli che vorrebbero raccontarlo come diviso e contrapposto, ci hanno detto in tutti questi anni. La centralità della coesione non è solo una richiesta della Commissione, ma è un'esigenza nazionale, e noi abbiamo l'occasione per realizzare al Sud quegli investimenti che avviino progressivamente al superamento della spesa storica che penalizza sistematicamente il Mezzogiorno».
LA DIFFERENZA
L'occasione è da non sciupare, insomma. Anche perché, insiste Provenzano, «la pandemia ha inciso maggiormente su un Sud già gravato da deficit strutturali. Oggi, però, noi non assistiamo inerti al dispiegarsi degli effetti, che ancora non conosciamo nella loro dimensione, di questa crisi, ma possiamo reagire, e farlo mettendo in campo strumenti eccezionali e accompagnandoli con la giusta e doverosa sensibilità sociale. Ma davvero non possiamo sprecare l'occasione che l'Unione europea - un'Unione europea che stavolta, a differenza della crisi precedente, ha reagito essendo all'altezza della sua sfida storica - mette in mano ai governi nazionali per provare a uscire dalla crisi. Questo deve essere il compito dell'Italia, con più sviluppo e più equità». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino