A San Leo, ridente borgo sulle colline romagnoli che nel 962 si autoproclamò con Berengario capitale d'Italia, l'hanno cercato fino all'ultimo momento utile. Ma...
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Dal canto suo, il sindaco di San Leo, Leonardo Bindi, chiede di «cambiare regolamento, affinché le vincite non riscosse vengano reinvestite nel sociale sul territorio», mentre nel paesino riminese tutti continuano a domandarsi chi sia l'uomo o la donna che poteva vedere cambiata la propria: secondo il titolare dell'esercizio è un forestiero, un turista o un viaggiatore per motivi di lavoro, visto che il Bar Sport è su una strada di passaggio.
I FORTUNATI DISTRATTI
Quello di San Leo non è un caso isolato. Soltanto per lo stesso concorso altri sette hanno dimenticato di andare all'incasso. Ogni anno non vengono riscosse vincite ai vari concorsi per una cifra superiore ai 50 milioni di euro in Italia. Di questi, meno di 5 milioni (numeri ufficiali non ce ne sono) riguardano tagliandi del Superenalotto, per lo più giocate con premi molto bassi. Fatto sta che dal 2010 a oggi i montepremi ritornati all'Erario - il gioco è pur sempre «la tassa sugli imbecilli», diceva il matematico Bruno de Finetti - sono pari a oltre 450 milioni di euro, un terzo di un punto di Pil.
Dietro il comportamento dei distratti, le motivazioni sono sempre le stesse: c'è chi perde il biglietto vincente, chi si dimentica di averlo giocato e non rispetta i termini massimi per la riscossione (sono 90 per il Superenalotto, contro i 180 delle altre lotterie), chi magari è morto o è andato all'estero e non ha avuto il tempo per incassare.
LE STORIE
Cambiano invece le storie, le vicende che finiscono per coinvolgere e unire piccole e grandi comunità. Come nella provincia di Lecce, dove lo scorso marzo l'intera popolazione si è mobilitata e ha creato un vero sistema informativo parallelo per scovare - inutilmente - il vincitore di 70mila euro, al quale è bastato scommettere 2 miseri euro attraverso il sito di Sisal. Poco roba rispetto al mancato fortunato o fortunata che nel 2017 a Sulmona non si è accorto di aver centrato, spendendo tre soli euro, la sestina vincente, che gli avrebbe garantito un milione di euro oltre a una nuova vita. Il titolare del bar Stop dove fu giocato il tagliando vincente, riempì la zona di cartelli e fece scattare un passa parola lungo tutto il Centro Italia. Ma inutilmente.
Sisal, colosso del gioco che gestisce il concorso, negli ultimi tempi ha disposto una procedura d'urgenza quando i vincitori, dopo un mese, non si presentano agli uffici di Roma e Milano a rivendicare il dovuto: inonda di comunicati stampa a tv e giornali locali e apre il tam tam sui social. E così non mancano storie a lieto fine. Grazie alla campagna di Sisal, a Castel Vetrano, in Sicilia, un uomo di mezza età si è accorto di aver azzeccato la sestina al Superenalotto (premio da 2,57 milioni di euro) 70 giorni dopo aver tentato la fortuna. Una volta scoperto, ha ammesso con candore di «aver dimenticato il biglietto in fondo a un cassetto». Nel 2015 in Brianza una ragazza di Lissone, forse per l'emozione, si è presa quasi tre mesi (e un lungo viaggio di due per le bellezze in Italia) prima di andare a reclamare i 100mila euro e una rendita da 4mila euro per 20 anni centrando il gemello del Superenalotto: il Win for Life. «Peggio» di lei, soltanto un uomo di Caorle, che lo scorso settembre si è presentato - e nell'ultimo giorno disponibile alla sede di Milano per riscuotere 77,7 milioni di euro. A domanda dei funzionari sul perché si fosse ridotto all'ultimo minuto, avrebbe risposto gelando tutti i presenti: «Avevo altre da lavorare, tanto mica mi cambia la vita!».
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Il Mattino