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Un viaggio, due missioni. Rassicurare l’Ucraina sul sostegno incondizionato dell’Italia al fianco della resistenza. Ricucire lo strappo consumato con il Partito popolare europeo dopo le dichiarazioni filorusse di Silvio Berlusconi e l’annullamento del vertice a Napoli. Agenda fitta per Antonio Tajani alla Conferenza della sicurezza di Monaco, la kermesse che ha riunito ieri e oggi capi di Stato e ministri da tutto il mondo.
IL PIANO
In Germania il vicepremier e ministro degli Esteri italiano è arrivato per sgombrare il campo dai dubbi sul sostegno di Roma all’Ucraina aggredita. Lo fa incontrando e abbracciando il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba a margine della riunione dei leader G7 e garantendo che Roma sarà al fianco di Kiev «fino alla liberazione dell’Ucraina». La “pace giusta” evocata più volte nei giorni scorsi dal titolare della Farnesina passa da qui: dalla fine dell’occupazione militare russa. L’Italia lo metterà nero su bianco votando una risoluzione all’Assemblea generale dell’Onu la prossima settimana - a New York sarà presente Tajani - insieme a un fronte trasversale di Paesi.
Dietro all’impegno solenne c’è la consapevolezza che la guerra non è ancora arrivata al capolinea. E crescono i rischi di un’escalation oltre il campo di battaglia. Sono settimane di paura per la centrale nucleare di Zaporizhzhia, sotto il controllo militare dei russi e il tiro continuo dei bombardamenti di ambo i lati.
Quanto al faccia a faccia con Kuleba, è stato voluto e cercato per lanciare un segnale e spianare il terreno per la prossima visita della premier Giorgia Meloni nella capitale ucraina a ridosso dell’anniversario dell’invasione. Il sostegno italiano - militare e finanziario, anche per la ricostruzione del Paese martoriato - non è in discussione, ha chiarito ieri Tajani. E può allargarsi: si discute ad esempio dell’invio di squadre di sminatori per rendere di nuovo agibili strade e campi disseminati di ordigni russi.
Da un lato la diplomazia, dall’altro la politica. A Monaco Tajani ha avuto il primo faccia a faccia con il leader dei Popolari Ue Weber nella sua Baviera dopo lo strappo con Berlusconi. Nessuna crisi con la casa madre europea di Forza Italia, «credo che il chiarimento sia stato utile e mi auguro che l’incidente sia chiuso e le cose possano migliorare», dice Tajani.
LA RICUCITURA
Insomma non ci sarà rottura con i popolari, tanto che il summit previsto a Napoli a giugno e annullato bruscamente venerdì mattina da Weber potrebbe essere solo rinviato al prossimo autunno. Leader ed eurodeputati prenotati (più di duecento) avvisati: dovranno solo cambiare la data sul biglietto. Tra un incontro e l’altro nella pienissima agenda di Monaco - Tajani ieri ha visto la ministra del Commercio Usa Katherine Tai (sul tavolo l’aumento dell’export di carne italiana negli States) e lo Sceicco del Kuwait Salam al-Sabah (in arrivo un memorandum per una partnership strategica e forse un viaggio di Meloni nel Paese del Golfo), oltre alla francese Catherine Colonna - c’è stato spazio per un breve vis-a-vis con una delegazione di parlamentari della CDU tedesca. Sponda importante nella famiglia popolare che potrebbe giocare un ruolo chiave nella costruzione di un asse con i Conservatori (e Meloni) alle europee del 2024.
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