Il premier Conte boccia la Tav, l'ira di Salvini: governo verso la crisi

Il premier Conte boccia la Tav, l'ira di Salvini: governo verso la crisi
Siamo oltre la Tav. Lega e 5Stelle ieri sono passati dalla melina alle cannonate. Da una parte il leader pentastellato, Luigi Di Maio, ha ribadito il no alla Tav e ha chiesto la...

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Siamo oltre la Tav. Lega e 5Stelle ieri sono passati dalla melina alle cannonate. Da una parte il leader pentastellato, Luigi Di Maio, ha ribadito il no alla Tav e ha chiesto la sospensione dei nuovi bandi di gara e dunque dei lavori. Dall'altra il leader della Lega, Matteo Salvini, si è spinto fino ad una affermazione categorica: «Andrò fino in fondo e vediamo chi ha la testa più dura». Controreplica altrettanto puntuta di Di Maio: «Salvini sta violando il contratto, sono sbalordito della minaccia di una crisi di governo. E' un comportamento irresponsabile di cui si deve assumere la responsabilità di fronte a milioni di italiani. E per cosa poi? Perché vogliamo ridiscuterne con Francia e Ue». E all'uscita da Montecitorio, a mezzanotte, dopo l'ennesima riunione fiume: «Il gruppo M5S è compatto con me».Una rottura anche personale fra i due capi partito. E dire che le parole del leader leghista erano sembrate una risposta alla breve ma densa conferenza stampa del premier Giuseppe Conte che nel pomeriggio aveva espresso «forti dubbi che l'Italia abbia bisogno di questa linea ferroviaria».

 
La giornata di ieri si è chiusa dunque con uno scontro senza esclusione di colpi dopo un defatigante tira e molla fra gli esponenti dei partiti della maggioranza. Una montagna di parole sempre più pesanti mano a mano che passavano le ore. Ad un certo punto le agenzie di stampa hanno lanciato l'indiscrezione su un decreto da votare in Consiglio dei Ministri per bloccare l'opera. Pochi minuti dopo le stesse agenzie facevano sapere che i ministri della Lega avrebbero votato contro il decreto se mai fosse stato presentato in Consiglio.

Fughe in una realtà surreale. nate dall'impossibilità - per ora - di aggirare una sola scadenza: lunedì (o al massimo mercoledì) è fissata la partenza dei nuovi bandi per gli ulteriori ampliamenti del tunnel italo-francese già costruito (dai francesi) per sette chilometri. I 5Stelle propongono di sospenderli, anche a costo di spingere la Ue a ritirare i 300 milioni che ha già messo a disposizione di Italia e Francia e gli altri 500 già impegnati. I leghisti sono per proseguire l'opera magari con qualche modifica più di facciata che di sostanza.

L'unica via di uscita al muro contro muro potrebbe essere quella di ridiscutere l'opera assieme a Bruxelles e alla Francia e per questo Conte ha visto l'ambasciatore transalpino e anche il direttore generale di Telt, la società che coordina i lavori sotto le Alpi. Poi il premier ha abilmente tentato di presentare ai giornalisti convocati in conferenza stampa la carta del supplemento di indagine ma egli stesso ha ammesso che sui bandi «c'è stallo nel governo».


Alla fine della fiera la situazione è la seguente: il sì ai bandi rischia di far implodere i pentastellati, il no è indigeribile alla Lega. E dunque siamo a un passo dalla crisi di governo anche se Conte lo dice senza enfasi: «sarebbe assurdo». «Dateci tempo», è insomma il messaggio lanciato dal premier agli italiani che seguono, attoniti, il plateale braccio di ferro in atto nel governo. Il confronto è «franco, serrato» assicura Conte ma proprio per questo «non abbiamo litigato», ribadisce riferendosi al vertice notturno lungo oltre cinque ore nella notte fra mercoledì e giovedì con fumata nera. DI fronte alla spaccatura della maggioranza, la posizione di Conte sulla Tav è chiara: non è certo che l'opera sia utile. Imbarazzante a questo punto ricordare il voto mattutino sulla Tav in Senato durante il quale Lega e M5S si sono mosse unite. Anche il Parlamento è rimasto a guardare. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino