TERNI - Rami vive in città da clandestino e con la droga guadagna cifre da capogiro. Al punto che in un mese riesce a far recapitare alla sorella che vive in Spagna...
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Spaccio di cocaina
I carabinieri impegnati nell'indagine Picasso accerteranno numerosi episodi di spaccio di cocaina ma lui, che gira da una parte all'altra della città in sella alla bicicletta, è sempre attento a portare con sé solo la dose da consegnare. In tasca ha solo una dose per volta, perché vuole garantirsi l'impunità grazie al consolidato escamotage della modica quantità. Anche a casa non tiene un granché. Il 28 maggio, dopo l'ennesima cessione, i militari perquisiscono l'appartamento dove vive il giovane pusher, in via Eugenio Chiesa, e trovano solo 5 grammi di cocaina. Oltre a un taglierino, un bilancino, una busta usata per confezionare le dosi e 370 euro in contanti. E poi la ricevuta di quel bonifico bancario estero di 5mila euro rilasciata dal Monte dei Paschi di Siena con ordinante Mario Conti.
La testimonianza
Nelle carte d'accusa dell'inchiesta che ha portato all'arresto di Rami e di altri tre ternani per spaccio per aver abbandonato in mezzo alla strada il 30enne ternano, in fin di vita dopo un'overdose causata dalla droga dello stupro, emergono le frequenti visite del pusher marocchino a casa di Mario: «Il pomeriggio del 26 aprile è venuto anche un marocchino che si fa chiamare Rami - dirà la vittima dell'overdose che risale a quella sera - e che gli ha portato anche lui 5 grammi di cocaina, facendogliela pagare sempre 100 euro al grammo. Nell'arco dei due mesi che ho pernottato lì, Rami è venuto a portare la cocaina dieci volte e ogni volta ha portato 5 grammi, facendoli pagare 500 euro. So che ha chiesto a Mario di fargli un favore, e cioè di fargli per conto suo un bonifico di 5mila euro su un suo conto estero. Rami ha giustificato dicendo a Mario che quei soldi servivano a sua sorella, e che lui non glieli poteva mandare perché non aveva i documenti necessari a fare un bonifico su conto estero. Ricordo che in quell'occasione Mario ha anche chiesto a Rami dove avesse preso tutti quei soldi e lui gli ha risposto che erano il frutto del suo lavoro».
L'ordinanza
Firmando le ordinanze di custodia cautelare, il gip, Simona Tordelli, quanto al marocchino, ci tiene a sottolineare che «il giudice non deve solo prendere in considerazione il quantitativo della singola cessione, che ben può essere modesto, ma deve operare una valutazione globale della condotta tenuta dall'indagato e in particolare la sua diffusività (ovvero il numero degli acquirenti) la sua risalenza nel tempo, la capacità di approvvigionamento in relazione alle continue richieste degli utenti, tale da poter escludere che si tratti di attività saltuaria e casuale». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino