Sulle coste calabre settentrionali l'hanno sentito molti residenti. A svegliarli alle 6.30 è stato un terremoto di magnitudo 4.4 con epicentro nel Mar Tirreno, a circa...
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Questi eventi sono causati da un processo geologico molto complesso dovuto alla deformazione della litosfera ionica in subduzione che avviene al di sotto dell'Arco Calabro-Peloritano e sarebbero riconducibili al complesso vulcanico Ovidio di recente individuazione, costituito dai vulcani Diamante, Enotrio e Ovidio, e che si sarebbe formato nell'arco degli ultimi 780 mila anni. Un chiarimento necessario, poiché sui social si teme che questi terremoti stiano riattivando il temuto Marsili, ritenuto capace di innescare uno tsunami devastante nel caso i suoi versanti sommersi crollassero. Il meccanismo focale del sisma e delle sue repliche è infatti riconducibile alla faglia «Palinuro Step», una faglia trascorrente che rappresenta proprio il limite settentrionale della subduzione del blocco ionico, in passato sede di un'intensa attività vulcanica lungo il complesso Ovidio. Il Marsili, invece, rientra sì nella stessa area di subduzione ma ha origine da un'altra camera magmatica, molto più distante dalla costa e connessa a quella dell'arco vulcanico delle Eolie.
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Il complesso vulcanico Ovidio è stato scoperto recentemente dai ricercatori dell'Ingv e lo studio pubblicato neanche un mese fa. Per il lavoro sono state utilizzate diverse tecniche geofisiche: batimetria sonar multibeam, sismica a riflessione, anomalie magnetiche e tomografia sismica. L'analisi dei dati ha messo in evidenza la presenza di un'ampia area caratterizzata da numerosi corpi magmatici solidificati a diverse profondità che risalgono fino al fondale marino formando edifici vulcanici. Il sistema è ad appena 15 chilometri dalla costa tirrenica calabrese e rappresenta uno dei più grandi complessi vulcanici sottomarini italiani. A formarlo è stata la fusione di materiale proveniente dal mantello lungo una profonda faglia della crosta terrestre, ed è costituito dai vulcani Diamante, Enotrio e Ovidio, appunto.
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I risultati ottenuti sono fondamentali per comprendere i processi magmatici che si verificano lungo i bordi del mantello nel sistema di subduzione tirrenico-ionico, dando informazioni essenziali alla comprensione dei georischi a essi associati, e a oggi non ancora ampiamente documentati. In particolare, getta nuova luce sull'esistenza di importanti complessi vulcanici sul fondale marino a distanze dalla costa decisamente inferiori a quanto non si conoscesse in precedenza. Gli edifici vulcanici sono fuori asse rispetto al sistema di alimentazione principale e attualmente non sono attivi anche se sono ancora osservabili piccole salite di magma. Il lavoro dell'Ingv rappresenta quindi un tassello importante per comprendere la dinamica di quest'area costiera del Tirreno. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino