Torino, robot asporta per la prima volta tumore al rene su paziente sveglia

Torino, Robot asporta per la prima volta tumore al rene su paziente sveglia: utilizzata
Per la prima volta, a Torino, un robot chirurgico ha asportato un tumore maligno al rene su una paziente sveglia, che a causa della precedente asportazione di un...

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Per la prima volta, a Torino, un robot chirurgico ha asportato un tumore maligno al rene su una paziente sveglia, che a causa della precedente asportazione di un polmone non sarebbe sopravvissuta all'anestesia totale nell'80% dei casi. L'eccezionale intervento è stato eseguito presso l'Urologia universitaria dell'ospedale Molinette di Torino. Grazie alla combinazione della tecnica robotica assistita con il sistema Da Vinci e di tecnologie di ricostruzione tridimensionale delle immagini che hanno guidato l'intervento, il tumore è stato eliminato completamente, salvando il rene e la paziente.

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L'operazione è stata pianificata in coordinamento fra l'Anestesia ospedaliera e l'Anestesia universitaria delle Molinette. Cruciale ottenere un livello di anestesia periferica ottimale, in modo che la paziente restasse sveglia e assolutamente immobile durante le due ore dell'intervento. In caso contrario, i bracci di lavoro rigidi del sistema robotico non avrebbero potuto operare in sicurezza. «Quando esaminai la documentazione - spiega il professor Paolo Gontero, direttore dell'Urologia universitaria dell'ospedale torinese - dissi subito alla paziente che il caso era oltremodo complesso poiché la chirurgia robotica, l'unica tecnologia che ci avrebbe permesso di asportare un tumore di oltre cinque centimetri in modo mini-invasivo salvando il rene, non era mai stata usata in un paziente sveglio. Ma grazie alla forza e al coraggio di questa donna, e alla collaborazione di un team di alta professionalità, abbiamo dimostrato per la prima volta al mondo la fattibilità dell'uso della tecnologia robotica su paziente sveglio».

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«Sono viva per un miracolo - sottolinea con voce squillante la diretta interessata, 63 anni e tanta voglia di vivere - e ho scoperto la possibilità che mi ha salvato la vita grazie a un articolo di giornale. Sono di Roma e ho girato molti ospedali, poi, grazie al Cielo, ho letto che a Torino venivano eseguiti interventi chirurgici senza anestesia totale. Devo la vita allo staff del professor Paolo Gontero e a Fabio Gobbi, il medico che ha praticato l'anestesia con questa tecnica innovativa. Voglio che tutti sappiano della qualità eccelsa di questo ospedale. Qui ho trovato una professionalità unica e una umanità davvero radicata in tutti, dal portantino fino al primario. Sono rimasta ricoverata neppure una settimana, poi ho salutato questo reparto splendido e sono tornata a Roma in treno».

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«La mia vita di lavoro - racconta - è stata nel mondo della moda, per cui ero stata a Torino al Gft moltissimi anni fa, all'inizio della mia carriera. Ora lavoro nell'orto e nel giardino, ho tanti amici, e il Covid mi ha aiutata a riscoprire tante bellissime cose. Nella vita non bisogna perdere tempo e si deve godere di ogni momento. Io ero spacciatissima già otto anni fa, ma sono sempre stata positiva. Occorre avere una buona volontà di sopravvivere e fidarsi sempre degli altri: attitudini che mi hanno salvata»

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Il Mattino