Torino, i tre operai morti nel crollo della gru: su Instagram l'ultimo selfie insieme

La barista di via Genova non riesce a trattenere le lacrime: «Era un ragazzo del 2001, capite? Del 2001. Solo ieri erano venuti a mangiare da me, capite?», aggiunge....

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La barista di via Genova non riesce a trattenere le lacrime: «Era un ragazzo del 2001, capite? Del 2001. Solo ieri erano venuti a mangiare da me, capite?», aggiunge. Il «ragazzo» è Filippo Falotico, di Coazze (Torino), uno dei tre operai morti stamattina a Torino nello schianto delle gru.

 

 

Proprio ieri si era fatto fotografare insieme ai due colleghi, i lombardi Marco Pozzetti e Roberto Peretto, 52 e 54 anni, in cima al bestione azzurro che stava terminando di montare a quaranta metri di altezza. Poi aveva condiviso lo scatto su Instagram. L'immagine di tre persone serene, sorridenti, orgogliose di quel lavoro ormai sul punto di concludersi.

 

Torino, gru crolla su un palazzo: le vittime sono tre operai. Il video choc: «Sono morti tutti»

 

Ma oggi, mentre lascia l'ospedale Cto, il papà, che aveva preso Filippo nella sua azienda artigianale, non riesce a smettere di piangere. «La mia auto è una di quelle danneggiate - dice una residente nella zona - ma io non riesco a non pensare allo strazio delle famiglie delle vittime». Il bilancio è di tre morti e tre feriti. Una strage che poteva assumere proporzioni ancora più gravi e dolorose. Via Genova è una strada trafficata in una zona di grande passaggio, con negozi, servizi e il Lingotto a poche decine di metri. «Ieri qui sotto c'era la coda all'ufficio postale e pochi metri più in là c'era la fermata dell'autobus», osserva un operaio del cantiere. Al momento dello schianto solo una vettura stava percorrendo la strada. La portiera anteriore sinistra è stata strappata via. Il conducente ha avuto la prontezza di frenare. Poi, nonostante fosse contuso e sotto choc, è sceso con le proprie gambe e si allontanato. Un miracolo.

 

Le testimonianze delle persone che abitano nei paraggi sono l'una la fotocopia dell'altra: un boato, un terremoto. In tanti corrono a vedere. L'operaio con la pettorina gialla, quello che urla al telefono «cosa fai in ufficio, qui sono morti tutti», tenta di mandarli via. Troppo rischioso. Una giovane donna, di professione infermiera, vorrebbe avvicinarsi per dare una mano ma sa di non poterlo fare: «È un problema di sicurezza dei luoghi». «È un manicomio, un manicomio», mormora un anziano. Il braccio disarticolato dell'autogru gialla si è abbattuto, al termine della sua folle corsa, sul balcone della palazzina di fronte, frantumando il parapetto come se avesse vibrato un colpo di karate. Gli assessori Gianna Pentenero e Francesco Tresso salgono con i vigili del fuoco.

 

«Potrebbero esserci problemi di agibilità per due appartamenti». Per l'intera Torino è un trauma. «È l'ennesimo infortunio sul lavoro nella nostra città - dice il sindaco Stefano Lo Russo - ed è una cosa che ci scuote molto. Una cosa drammatica. E data la dinamica dell'incidente poteva andare persino peggio».

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Il Mattino