«Il grano utilizzato nella produzione della pasta Granoro 'Dedicato 100% Puglia' è ottenuto da filiera costituita da operatori esclusivamente pugliesi»....
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Nell'articolo è riferito che la pasta a marchio Granoro della linea «Dedicato», quella a filiera 100% pugliese, risulterebbe contaminata da sostanze quali Don, i glifosati, cadmio, tossine e pesticidi che - si sottolinea nell'articolo pubblicato - non dovrebbero essere presenti nei grani del sud Italia, bensì in grani di importazione, grani esteri. Da qui la conclusione - di chi ha scritto - che la materia prima utilizzata non sarebbe esclusivamente pugliese. L'articolo di GraoSalus tira in ballo anche altre notissime marche di pastifici italiani, oltre la Granoro. «Dal Test GranoSalus - si legge - almeno due marche, Divella e La Molisana, superano i limiti che la legge impone per i bambini sul DON. Ma la coopresenza di Don, Glifosate e Cadmio negli spaghetti Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia, rivela un’attività di miscelazione tra grani esteri e grani nazionali vietata dai regolamenti comunitari. I grani duri del Sud non dovrebbero presentare queste sostanze pericolose! Il condizionale è d’obbligo, perché se un marchio come Granoro 100% Puglia presenta tracce di questi contaminanti, beh, c’è qualcosa che non funziona nel disciplinare della Regione Puglia che ha concesso in licenza d’uso il marchio alla ditta Granoro e negli stessi controlli della Regione».
«Tale produzione - risponde l'azienda di Corato in un post su Facebook - è interamente controllata dall'origine fino alla trasformazione e quindi 'certificata' da uno dei più prestigiosi enti internazionali in materia, assolutamente terzo ed indipendente e quanto affermato nell'articolo dell'Associazione GranoSalus è del tutto infondato». Granoro specifica che «il grano pugliese utilizzato è altamente selezionato e difficilmente se ne può reperire di migliore sul mercato, sia da un punto di vista qualitativo che della salubrità; la pasta 'Dedicato 100% Puglià risponde perfettamente a quanto dichiarato, essendo ottenuta da grano non solo italianissimo, ma in particolare pugliese e pertanto si contesta l'insinuazione contenuta nell'articolo secondo la quale sarebbe stata miscelata anche semola di grano estero con quello pugliese». Secondo l'azienda «sussistono dubbi sui metodi sia di campionamento che di analisi adottati» e, infine, che «tracce delle sostanze contaminanti a cui si fa riferimento possano trovarsi nel grano sia italiano sia pugliese».
Risponde a GranoSalus anche La Molisana dal suo profilo social. «Riteniamo che la produzione di alimenti sia prima di tutto una questione etica, per questo consideriamo un nostro dovere, ma anche un diritto, esprimere rispetto alla questione sollevata dall'articolo di GranoSalus - si legge -.
Il Mattino