Trieste, dopo 55 anni insieme Arrigo e Monika hanno scelto il suicidio assistito. I figli: «Non hanno sofferto»

Esistono coppie che, a dispetto dell'età e del tempo che passa, sono unite dal sentimento dell' amore con la stessa intensità, anche se in forma diversa, del...

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Esistono coppie che, a dispetto dell'età e del tempo che passa, sono unite dal sentimento dell' amore con la stessa intensità, anche se in forma diversa, del primo giorno. Per Arrigo e Monika dopo 55 anni trascorsi insieme pensare di staccarsi era un proposito irrazionale, irreale. Dunque, con grande serenità e soprattutto con invidiabile coraggio e dignità, hanno deciso di andarsene volontariamente, scegliendo la morte prima che la morte scegliesse loro, magari separandoli a sorpresa. Arrigo Crisciani, di 81 anni, affetto da un male incurabile, e Monika Schnell, di 77, di salute un pò instabile a causa dell'età, triestini, come ha pubblicato oggi il quotidiano Il Piccolo, hanno convocato le tre figlie, due delle quali vivono all'estero, e hanno comunicato loro la decisione, inappellabile. Poche settimane, il tempo di informarsi, prendere i contatti con varie organizzazioni, fino a capire che in Italia questo è un gesto non possibile.


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Allora hanno scritto alla 'Pegasos Swiss Association', che ha accolto il loro desiderio. Pochi giorni e la famiglia al completo ha raggiunto la provincia di Basilea (Svizzera). In un appartamento tranquillo, non in una clinica, hanno dapprima esperito con la gentilezza e il tatto degli operatori, le formalità di rito, con la scelta che le ceneri venissero riportate in Italia. Poi, saldato il costo dell'intera operazione, e con l'assicurazione che anche all'ultimo secondo avrebbero potuto tornare sulla loro decisione, si sono chiusi in una stanza. Qui si sono distesi sul letto e hanno ascoltato una vecchia hit di Frank Sinatra che li appassionava. Infine, hanno azionato il meccanismo della flebo che prima narcotizza e poi spinge alla morte. Era il 24 febbraio scorso, e le tre figlie aspettavano nella stanza adiacente. «Quando io e le mie sorelle siamo entrate nella stanza, mamma e papà ormai erano spirati - racconta oggi Raffaela, una delle tre figlie - Non c' era sofferenza nei loro volti. Le loro vite erano una cosa sola, hanno scelto una fine dignitosa. Oggi ci mancano, ma è una nostalgia dolce. In questi giorni vedo in tv le persone che muoiono da sole in ospedale a causa del virus... penso che noi abbiamo avuto il privilegio di vivere un lungo addio, sereno», ha raccontato.
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Il Mattino