NEW YORK - Donald Trump esulta a scena aperta e, come d’abitudine, affida il suo stringato pensiero del risveglio a Twitter. Rigorosamente a caratteri cubitali. ...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«FINE DELLA GUERRA IN COREA!», con tanto di punto esclamativo. «Gli Stati Uniti, e tutta la loro MERAVIGLIOSA gente, dovrebbero essere molto orgogliosi di quanto sta accadendo in questo momento in Corea!».
Mentre dall’altra parte del mondo si sta facendo la storia, insomma, il tycoon come sempre prova a metterci la faccia. Senza tuttavia rinunciare a fare il Trump.
«Dopo un anno impetuoso di lanci di missili e di test nucleari, sta ora avendo luogo un incontro storico tra la Corea del Nord e quella del Sud. Stanno succedendo cose buone, ma solo il tempo potrà dirlo!».
Il presidente delle giravolte politico-diplomatiche, dunque, non ha nessuna intenzione di fare a meno di un tocco di suspense. E così, se da un lato tende la mano a Kim Jong-un ed ostenta grande ottimismo in vista dell’incontro di giugno, dall’altro tiene aperto lo spiraglio della polemica, di un possibile nuovo scontro.
Si ricorda poi, con un certo ritardo, anche dell’amico-nemico Xi Jinping. E lo ringrazia con l’ennesimo cinguettio del giorno.
«Per favore non dimentichiamo il grande aiuto che il mio buon amico, il Presidente della Cina Xi, ha dato agli Stati Uniti, in particolare al Confine con la Corea del Nord». Per concludere «Senza di lui sarebbe stato un processo molto più lungo e complicato!».
Tutto e il contrario di tutto. Come sempre, del resto.
Sul fronte Kim, un anno di insulti, di minacce e di scintille. Con l’indimenticabile momento in casa Onu dove, tra le mura dell’Assemblea Generale e sotto gli occhi del mondo intero, si era divertito a prenderlo in giro parafrasando il titolo di una famosa canzone di Elton John e apostrofandolo come il «little rocket man», il «piccolo uomo razzo».
Da qualche settimana a questa parte, più o meno di colpo, distensione. Un po’ per spiazzare tutti, un po’ per distrarre l’attenzione da dossier più scomodi (Russiagate, ma non solo), un po’ nel tentativo maldestro, ma potenzialmente addirittura di successo, di scrivere il proprio nome nei libri di storia e di essere ricordato come uno dei paladini della pace orientale.
In quanto a Xi, infine, le tensioni commerciali restano. Un altro tipo di guerra quella con la Cina, fatta di barriere e di dazi. Da buon vanesio, però, Trump non dimentica l’accoglienza da imperatore che gli è stata riservata a Pechino. E, pur confermandosi maestro di improvvisazione e di schemi che saltano, resta ben consapevole del ruolo del “dragone” nella delicata vicenda nordcoreana.
(La storica stretta di mano tra Kim Jong-un e Moon Jae-in. «Una nuova storia comincia adesso», ha affermato il leader di Pyongyang) Leggi l'articolo completo su
Il Mattino