«Una vittoria storica per gli americani». Donald Trump esulta per la riforma fiscale approvata nuovamente e definitivamente oggi dalla Camera - con il voto contrario...
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Si tratta del primo, e finora unico, successo politico e legislativo significativo di Trump nel suo primo anno di presidenza. Un successo che il presidente ha voluto raddoppiare sostenendo che con la riforma fiscale «viene abolito essenzialmente l'Obamacare», un'altra delle sue promesse elettorali che finora era naufragata tra le lotte interne repubblicane. Il testo in verità non cancella tutto l'impianto della riforma voluta dal suo predecessore ma una parte significativa: le sanzioni per il mancato acquisto di una polizza sanitaria, che così non sarà più obbligatoria.
Quella approvata oggi è la maggiore riforma riforma fiscale degli ultimi 30 anni, con tagli alla tasse per 1.500 miliardi di dollari, di cui beneficeranno in particolare le aziende (l'aliquota scende dal 35% al 21%), i più ricchi (dal 39,6% al 37%) e, in misura minore, la classe media, anche se Trump insiste che proprio la classe media è il cuore del provvedimento, cercando di contestare le critiche dell'opposizione e dei media liberali. «Il taglio delle tasse è così ampio e così significativo, e ancora le Fake News stanno facendo gli straordinari per seguire l'indicazione dei loro amici, i Dem sconfitti, e svilire soltanto. Questo è davvero un caso in cui i risultati parleranno da soli, cominciando molto presto», ha twittato. «Tagliando le tasse e riformando un sistema a pezzi stiamo iniettando carburante da missili nel motore della nostra economia. L'America sta tornando a vincere di nuovo e cresceremo come non mai. I giorni più luminosi devono ancora arrivare», ha poi dichiarato.
La Casa Bianca sostiene che la riforma costerà molti soldi anche al tycoon, ma secondo alcuni esperti ci guadagnerà almeno 22 milioni di dollari. In ogni caso si tratta di una vera e propria rivoluzione fiscale, la prima di così ampia portata nei tempi della globalizzazione. Trump e i repubblicani sono convinti che la riforma, pur aumentando il debito, si ripagherà da sola, incrementando i ritmi di crescita già sostenuti dell'economia americana, creando più posti di lavoro e facendo tornare in Usa le aziende che hanno delocalizzato. La legge inquieta però Europa e Cina. La riforma fiscale degli Usa «solleva alcune preoccupazioni che abbiamo espresso nella lettera inviata assieme ad altri colleghi alle autorità» americane la scorsa settimana, ha commentato il vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis.
Nella lettera, spedita dopo le critiche dei ministri delle Finanze di Germania, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito, si chiedeva agli Usa di assicurarsi che la riforma «rispetti gli obblighi del Wto e non porti a situazioni che siano di fatto discriminatorie per l'Ue».
Il Mattino