Porti chiusi e ponti saltati: l'Ucraina granaio d’Europa adesso teme la carestia

Porti chiusi e ponti saltati: l'Ucraina granaio d’Europa adesso teme la carestia
La guerra ad oltranza a cui sembra destinata l’Ucraina dalla chiusura di tutti le opzioni di negoziato o trattativa con Mosca rischia di provocare la completa devastazione...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

La guerra ad oltranza a cui sembra destinata l’Ucraina dalla chiusura di tutti le opzioni di negoziato o trattativa con Mosca rischia di provocare la completa devastazione delle infrastrutture del paese con conseguenti seri problemi alimentari per la popolazione.

Nelle scorse settimane è stato ampiamente trattato l’impatto di questo conflitto sull’approvvigionamento mondiale di grano, prodotto in grandi quantità in Ucraina e Russia, con rischio di carestie elevato soprattutto nelle aree più povere del mondo. 

Al recente vertice del G7 il tema è stato abbinato all’insicurezza degli approvvigionamenti energetici e dei fertilizzanti che rischiano di provocare una catastrofe umanitaria. La Casa Bianca ha chiesto a Mosca di sbloccare le esportazioni ucraine, soprattutto quelle di grano e mais che assommano a 25 milioni di tonnellate secondo le stime rese note da Coldiretti.

Si tratta di merci esportate da Kiev attraverso i porti di Mariupol e Berdyansk sul Mare d’Azov oggi in mano ai russi e dal porto di Odessa (dove transita l’80 per cento dell’export ucraino e il 30 per cento di quello di grano) tenuto in blocco dalla Flotta Russa del Mar Nero.

Secondo il direttore esecutivo del World Food Program, David Beasley, «i porti sul Mar Nero sono bloccati, lasciando milioni di tonnellate di grano intrappolate in magazzini a terra o su navi che non possono muoversi. Al momento i silos di grano in Ucraina sono pieni ma se i porti non dovessero riaprire i contadini ucraini non avranno un luogo dove conservare il prossimo raccolto di luglio e agosto con il risultato che montagne di grano andranno perse».

A minacciare la sicurezza alimentare della popolazione ucraina potrebbero contribuire diversi altri elementi legati alla guerra in atto da due mesi e mezzo e che già a marzo, secondo molti report, aveva determinato una forte penuria di prodotti nei supermercati.

La determinazione del governo di Kiev a prolungare il confronto militare con Mosca puntando alla vittoria con il sostegno di Usa, Nato e Ue, ha indotto da alcune settimane i russi a colpire in profondità le infrastrutture ucraine fino a quel momento risparmiate. Colpendo soprattutto di notte, per ridurre il rischio di provocare vittime civili, i missili balistici e da crociera lanciati dai russi da terra come da navi e velivoli hanno colpito sistematicamente depositi di armi, carburante e viveri, strade, ponti, ferrovie, aeroporti e centrali elettriche. 
L’obiettivo di Mosca è distruggere gli ingenti quantitativi di aiuti militari forniti dall’Occidente e che entrano in Ucraina dai confini rumeni, slovacchi e polacchi.

Si tratta di armi pesanti, carri armati, veicoli cingolati e ruotati, artiglierie, che viaggiano su treni o autocarri e che possono essere fermati almeno in parte colpendo ponti, strade e ferrovie. Ma vi sono anche ingenti carichi di carburante, lubrificanti e munizioni. 

La paralisi della logistica e delle vie di comunicazione ucraine rischia di avere un forte impatto anche sull’afflusso di viveri e generi di prima necessità alla popolazione e di influenzare i prezzi di tali prodotti e la loro accessibilità a una popolazione che già prima della guerra era la più povera d’Europa insieme a quella moldava.

Nel Donbass e nelle regioni a est del fiume Dnepr potrebbero registrarsi le situazioni più critiche non solo perché li si trovano i fronti bellici ma perché i russi hanno distrutto diversi depositi di viveri destinati almeno in parte alle truppe schierate in quel settore.

Non è un caso che da alcune settimane la lista delle richieste di aiuti militari formulate da Kiev includa anche razioni alimentari, fornite a quanto sembra anche dall’Italia.

Nei territori sotto il controllo delle forze di Mosca oltre mezzo milione di civili sono stati evacuati in Crimea e oltre i confini russi, soprattutto nell’area di Rostov, mentre la popolazione rimasta in molti centri urbani riceve pacchi viveri e razioni alimentari distribuiti da organizzazioni governative e associazioni umanitarie russe.

Le stime dei danni di guerra civili e militari subiti dall’Ucraina erano a inizio aprile pari a circa 270 miliardi di dollari secondo quanto rivelato dal ministro delle Finanze ucraino, Sergii Marchenko, in un’intervista al Financial Times. 

Il 10 aprile la Banca Mondiale stimava un crollo del Pil ucraino del 45,1 per cento nel 2022 con un tasso di povertà in salita al 19,8 per cento mentre il 28 aprile Oleksandr Kubrakov, ministro delle Infrastrutture ucraino, ha valutato in 90 miliardi di dollari i danni subiti da infrastrutture ferroviarie, stradali e ponti.

La situazione si è certamente aggravata nelle ultime settimane di guerra e pare destinata a peggiorare ulteriormente in seguito alla progressiva escalation dei raid russi nell’ovest dell’Ucraina, col rischio che agli oltre 5 milioni di ucraini fuggiti oltre confine per timore della guerra se ne aggiungano altri spinti dalle carenze alimentari.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino