Ucraina, la guerra si allunga: ecco tutte le mosse dei russi

Ucraina, la guerra si allunga: ecco tutte le mosse dei russi
Dopo più di un mese di guerra i piani di Putin in Ucraina possono essere compresi in maniera più completa. Certo alcuni aspetti appaiono evidenti, altri meno....

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Dopo più di un mese di guerra i piani di Putin in Ucraina possono essere compresi in maniera più completa. Certo alcuni aspetti appaiono evidenti, altri meno. Innanzitutto i militari russi sono avanzati intorno ai confini dell’Ucraina, terrestri e marittimi, occupando o apprestandosi a conquistare una fascia di territorio che coincide con le regioni in cui la popolazione è in grandissima parte russofona.

Se si esclude il caso di Mariupol, il mancato assalto russo ai centri urbani e la quotidiana anche se complessa esfiltrazione dei civili attraverso i corridoi umanitari confermano la volontà di Mosca di progredire lentamente allo scopo di ridurre il più possibile le perdite tra i propri militari, quelli ucraini e la popolazione. Anche per questo le guarnigioni ucraine vengono circondate per indurle alla resa come emerge chiaramente sui fronti di Mariupol e tra Slaviansk e Kromatorsk, nel Donbass. 

Nella città portuale sul Mare d’Azov gli ucraini non hanno alcuna speranza di ricevere rinforzi e i tempi per la caduta degli ultimi quartieri centrali in mano ai difensori dipendono esclusivamente dalla violenza o meno dell’attacco delle truppe russe che in aree periferiche stanno facendo affluire aiuti umanitari alla popolazione. Un assalto decisivo preceduto da un pesante fuoco d’artiglieria provocherebbe molte vittime tra i civili ancora presenti nei quartieri presidiati dai difensori, inclusi gli uomini del reggimento Azov ispirato alle SS ucraine della Seconda guerra mondiale e composto anche da volontari stranieri.

Probabile quindi che Mosca propenda per restringere progressivamente l’area urbana in mano al nemico rinunciando a “spallate” che provocherebbero vittime inutili in una battaglia in cui la vittoria è già acquisita e consente ai russi di conseguire la continuità territoriale tra la Crimea e il Donbass e assumere il controllo dell’intera costa del Mare d’Azov. Nella provincia di Donetsk, che i russi riconoscono come “repubblica” si sta combattendo la battaglia forse decisiva di questo conflitto: qui i migliori reparti dell’esercito ucraino (che secondo Mosca stavano per scatenare una pesante offensiva contro il Donbass) sono ormai circondati. Si tratta di reparti di veterani che hanno combattuto per otto anni in quella regione e che dispongono di ottime postazioni difensive. Per questo i russi avanzano lentamente, affiancati dalle forze della Repubblica di Donetsk, puntando alla resa del nemico che potrebbe presto esaurire rifornimenti e munizioni. 

Le truppe russe controllano ormai la quasi totalità della provincia di Luhansk e il 60 per cento di quella di Donetsk e benché in questo settore abbiano già avvicendato gran parte dei reparti impiegati nella prima fase dell’offensiva non sembrano avere interesse a scatenare un assalto decisivo che provocherebbe molte perdite su ambo i lati della barricata.

Più complesso stabilire quali obiettivi perseguano i russi intorno a Sumy e Kharkiv, città e centri industriali situati a pochi chilometri dal confine con la Russia, tenute sotto il tiro dell’artiglieria e dalle quali vengono evacuati civili ogni volta che se ne presenta l’occasione. L’impressione è che anche in questo settore i russi puntino alla resa delle guarnigioni ucraine per annettere queste regioni a “repubbliche russofone” ma non si può escludere che l’assedio venga utilizzato come arma di scambio nei negoziati in Turchia o che si punti al ritiro concordato delle truppe ucraine in questa città.

Anche nel sud-ovest la pressione militare russa su Odessa e Mykolayv si presta ad almeno tre chiavi di lettura. Potrebbe avere l’obiettivo di aprire un “corridoio” fino alla repubblica russa di Transnistria, schiacciata tra Moldavia e Ucraina, oppure avere lo scopo di impegnare ingenti truppe ucraine che così non verranno schierate altrove o rispondere a un’esigenza politica, ponendo quindi lo stop agli attacchi in questo settore sul piatto della bilancia nelle trattative. 

Del resto sembra ormai probabile che le manovre russe a est e a ovest di Kiev e intorno a Chernikyv rispondano a questa logica politico - diplomatica incentrata sui negoziati in corso in Turchia, il cui avvio su binari finalmente concreti è stato favorito dalla riorganizzazione delle posizioni russe intorno alla capitale. Invece di cercare di lanciare l’assalto alla metropoli di tre milioni di abitanti, paventato da molti, i russi hanno accorciato il fronte ritirandosi di alcuni chilometri in concomitanza con l’avvicendamento di alcune brigate e consentendo alle autorità ucraine di ripristinare alcune condizioni di “vita normale” a Kiev.

Gli elementi valutati sembrano quindi indicare che le operazioni militari potrebbero continuare, anche se con una intensità ridotta rispetto alle prime cinque settimane di guerra, in vista del completamento del successo militare russo a Mariupol e nel Donbass e di auspicabili sviluppi positivi delle trattative. In questa fase, che non prevede al momento tregue, entrambe i belligeranti ne approfittano per rafforzare e riorganizzare le proprie fila. Mosca sta inviando in Ucraina nuovi reparti, distribuisce alle milizie alleate del Donbass le armi catturate all’esercito di Kiev (incluse quelle occidentali) e recupera almeno una parte dei mezzi rimasti danneggiati o bloccati durante la prima fase dell’offensiva. 

L’Ucraina vede aumentare il flusso di armi in arrivo dalle nazioni Nato insieme a migliaia di “volontari” tra i quali secondo indiscrezioni vi sarebbero molti militari o ex militari anglo-americani. Una simile presenza spiegherebbe anche alcuni successi tattici ucraini nel settore di Kiev, dove risulta difficile pensare che riservisti o civili freschi d’arruolamento siano in grado di impiegare in modo professionale i lanciamissili giunti dall’Occidente solo pochi giorni or sono. Non è un caso che i russi continuino a bersagliare con missili di precisione le basi e i depositi in Ucraina occidentale dove affluiscono dalla Polonia armi e volontari stranieri.

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Il Mattino