Usa 2020, scandalo sessuale sulle elezioni: Biden smentisce, ma ora trema

Usa 2020, scandalo sessuale sulle elezioni: Biden smentisce, ma ora trema
Il dado non è tratto, ma il danno è fatto. In piena corsa per la Casa Bianca, Joe Biden si ritrova al centro di...

Continua a leggere con la nostra Promo Flash:

X
Scade il 29/05
ANNUALE
11,99 €
79,99€
Per 1 anno
SCEGLI
MENSILE
1,00 €
6,99€
Per 3 mesi
SCEGLI
2 ANNI
29 €
159,98€
Per 2 anni
SCEGLI

VANTAGGI INCLUSI

  • Tutti gli articoli del sito, anche da app
  • Approfondimenti e newsletter esclusive
  • I podcast delle nostre firme

- oppure -

Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il dado non è tratto, ma il danno è fatto.


In piena corsa per la Casa Bianca, Joe Biden si ritrova al centro di uno scandalo sessuale e la sua candidatura trema.

Una collaboratrice che lo accusa di violenza per un episodio risalente al 1993, tempo in cui Biden, in politica praticamente da sempre, era già senatore da vent’anni. E l’ex numero due di Obama, fatto a pezzi nel frullatore mediatico della destra americana, costretto per la prima volta a parlarne, nel tentativo ultimo di difendersi.

Tutto falso. In due parole, questa la sua linea.

Tra una smentita e l’altra, però, oltre a una sfilza di contraddizioni e di incongruenze, emerge la volontà chiara di Biden di secretare i suoi fascicoli personali protetti dal sigillo dell’Università del Delaware, Stato di cui era rappresentante.

Alla domanda «Perché?» è lui stesso a fornire una risposta che ha del surreale:

«Perché potrebbero essere usati contro di me o ad esempio potrebbero rivelare dei miei incontri con Putin, di tutte le cose che ci siamo detti allora».

Scheletri nell’armadio, insomma. Di natura diversa, ma ugualmente imbarazzanti.

Per un candidato già debole che, a prescindere dalle eventuali conseguenze legali, della denuncia presentata della sua ex assistente Tara Reade o delle sue dichiarazioni sul fronte Mosca (gravi a prescindere), rischia di crollare prima ancora che la sua investitura diventi ufficiale.

Non solo.

L’endorsement di Hillary Clinton, che neanche a farlo apposta arriva proprio in queste ore, evidenzia una questione che va addirittura al di là di Biden e che travolge dunque il più vasto panorama della sinistra a stelle e strisce.

Quella, cioè, che quando si tratta di guai democratici, gli scandali vanno insabbiati (lèggere sempre alla voce “Clinton”, ma Bill).

Quando invece le rogne sono repubblicane (o, apoteosi, trumpiane), le indecenze vanno cavalcate fino a partorire interi movimenti, come il “Me Too”.

“Me Too”, femminismo e solidarietà femminile che qualcuno, in questo circo dell’ipocrisia, evidentemente spera non valgano per il buon vecchio Joe.

Con tanto di pacca sulla spalla di ben fatto firmata Hillary.


Leggi l'articolo completo su
Il Mattino