L'ultima speranza per salvarsi la vita è l'Italia. E' questa la strada che sta provando Henry Sireci, un italo-americano da oltre 40 anni nel braccio della...
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Il caso di Henry è sostenuto negli Stati Uniti da Reprieve, una ong che si batte contro la pena di morte. Il comune siciliano di origine ha fatto sponda: «È un concittadino», ha detto il sindaco Nicasio di Cola dicendosi pronto a far pressioni sulla Farnesina nei giorni in cui l'Italia è impegnata all'Onu sulla moratoria per le esecuzioni. Negli Usa due anni fa proprio il caso Sireci divise la Corte Suprema. Il giudice Stephen Breyer, dissentendo dai colleghi che avevano rifiutato il riesame del processo, aveva preso spunto dai 40 anni passati da Henry nel braccio della morte per chiedere un ripensamento generale: «Quando è stato condannato c'era ancora il muro di Berlino, Saigon era appena caduta nelle mani dei Viet Cong», aveva detto il giudice chiedendo ai colleghi di immaginare cosa significhi vivere per 40 anni sotto la costante minaccia del boia.
Il caso Sireci, accusato di aver ucciso Poteet con 55 pugnalate, presenta anomalie: la legge della Florida richiede oggi che una condanna a morte sia presa all'unanimità ma questo non è accaduto per Henry che nel 1991, all'ultimo riesame del processo (nel 1976 una prima giuria lo mandò alla sedia elettrica dopo appena 20 minuti con l'unica prova di «un capello probabilmente suo» trovato su un calzino del morto) fu condannato nonostante l'opposizione di uno dei giurati.
Il Mattino