Kamala in campo nel giorno di Luther King: l'erede di Obama punta alla nomination dem

Kamala in campo nel giorno di Luther King: l'erede di Obama punta alla nomination dem
NEW YORK - In sole due ore ha raccolto finanziamenti da tutti e cinquanta gli Stati dell'Unione, e il suo video è stato visto più di un milione di volte. La...

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NEW YORK - In sole due ore ha raccolto finanziamenti da tutti e cinquanta gli Stati dell'Unione, e il suo video è stato visto più di un milione di volte. La discesa in campo della senatrice californiana Kamala Harris, per la corsa alla nomination presidenziale per il partito democratico, ha subito dimostrato che la 54enne ex ministro della Giustizia della California ha quel che si definisce star power. L'annuncio della sua candidatura è stato dato con un breve video in cui la senatrice elenca i «valori che gli americani condividono» e per i quali intende combattere: «Verità, giustizia, decoro, eguaglianza, libertà, democrazia». Il nome di Donald Trump non viene menzionato, ma è chiaro che la senatrice si pone come diretta rivale della attuale Amministrazione e dei suoi valori. Kamala è già l'ottavo candidato democratico che ha dichiarato la propria candidatura, ma nessuno, neanche la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, o l'ex ministro dell'edilizia Julian Castro, o la senatrice di New York Kirsten Gillibrand, che pure sono nomi con largo seguito di ammiratori, hanno potuto vantare un successo di pubblico così immediato. L'annuncio tra l'altro è venuto nel giorno in cui gli Usa celebrano Martin Luther King. E Kamala è andata a festeggiarlo nella sua università, la Howard University di Washington. Significativamente, il suo primo appuntamento da candidata non lo terrà nel bianchissimo Iowa, dove tutti gli altri si sono fiondati, perché è il primo Stato a tenere primarie, ma nella Carolina del sud, Stato in cui il voto afroamericano è di cruciale importanza.

 
E tuttavia Kamala dovrà superare alcune critiche, soprattutto provenienti dai seguaci di Bernie Sanders, che l'accusano di sfruttare l'eredità della lotta dei neri quando lei e la sua famiglia non sono originari americani. Il tipo di critica che inizialmente venne lanciato contro lo stesso Obama, figlio di una bianca e di un nero del Kenya. Kamala, che è sposata all'avvocato Douglas Emhoff, un bianco, è figlia di una donna immigrata dall'India e di un giamaicano. Ed effettivamente c'è chi la definisce la Obama donna proprio per la grande varietà culturale che ha alle spalle.


Da bambina ha frequentato una chiesa battista con il padre e un tempio indu con la madre. Ha anche passato numerose vacanze in India, dove i nonni sono stati all'avanguardia nella lotta per l'indipendenza dagli inglesi e per i diritti delle donne. Insomma, quanto a impegno civile, il suo curriculum non fa una grinza. E quanto a capacità di gestire una campagna elettorale, basti ricordar che ne ha vinte tre: la prima per diventare procuratore distrettuale di San Francisco, posizione che ha ricoperto dal 2004 al 2010, e poi per diventare ministro della Giustizia della California, dove è rimasta fino a che non ha conquistato il seggio senatoriale nel 2016. Per ora, a poche ore dalla sua scesa in campo, sembra essere lei a godere di maggior attenzione e interesse. Ma altri possibili candidati sono ancora in sospeso. E fra questi ci sono grossi calibri, come l'ex vicepresidente Joe Biden, l'ex sindaco di New York Michael Bloomberg, e lo stesso Bernie Sanders. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino