Usa, “Travel ban" approvato dalla Corte Suprema, vittoria per Trump: limite agli ingressi per i cittadini di sei stati musulmani

Donald Trump incassa una vittoria con la decisione della Corte Suprema di consentire la piena applicazione del cosiddetto "bando", ovvero le restrizioni per...

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Donald Trump incassa una vittoria con la decisione della Corte Suprema di consentire la piena applicazione del cosiddetto "bando", ovvero le restrizioni per l'ingresso negli Usa imposte a cittadini di sei paesi a maggioranza musulmana e che l'amministrazione Trump ha presentato lo scorso settembre nella sua terza versione dopo una serie di sfide legali.


Ed è la prima volta che la massima corte - interpellata in più fasi - consente l'applicazione piena della misura, questo nonostante vi siano alcuni ricorsi pendenti in diversi tribunali del Paese. Non un dettaglio dato l'iter contrastato del provvedimento e la frustrazione manifestata a più riprese dallo stesso presidente che della sicurezza alla frontiera ha fatto suo manifesto, sia nella lotta al terrorismo sia alla criminalità.

Ma proprio il bando era stato il suo esordio tanto clamoroso quanto controverso, quando a gennaio aveva firmato un ordine esecutivo che bandiva dall'ingresso negli Usa i cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana e sospendeva l'accoglienza per i rifugiati. Immediate le proteste ma anche i ricorsi legali, di fronte ai quali l'amministrazione si era trovata costretta a presentare una seconda versione rivista del provvedimento, a marzo. Quindi un via libera parziale da parte della Corte Suprema in giugno, che ha imposto di stilare una terza versione del bando, che interessa i cittadini di sei paesi a maggioranza musulmana -Chad, Iran, Libia, Somalia, Siria e Yemen- e che oggi la Corte Suprema consenta venga pienamente applicato. La decisione è stata presa a maggioranza, con il parere contrario di due giudici, Ruth Bader Ginsburg e Sonia Sotomayor. 


Così la vittoria giunge particolarmente gradita per il presidente Donald Trump, come a rafforzare una ondata di ottimismo per il vento che sembra adesso soffiare a suo favore, a partire dalla riforma fiscale che si avvia a un nuovo esame prima di diventare legge offrendo la prospettiva della sua prima vera vittoria legislativa e passando per la forte speranza della vittoria in Alabama - si vota il 12 dicembre nell'elezione speciale per sostituire Jeff Sessions nominato da Trump ministro della Giustizia- nonostante il candidato repubblicano Roy Moore sia stato travolto da accuse di molestie sessuali. Trump oggi gli ha confermato il suo sostegno con un endorsement ufficiale con una telefonata, per incoraggiare Moore nella sua corsa, conversazione confermata dalla Casa Bianca e durante la quale il presidente non si sarebbe risparmiato, esortando: «Battili tutti, Roy!».
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Il Mattino