Vaccini ai magistrati, Cartabia sbugiarda l’Anm: e gli avvocati protestano

Vaccini ai magistrati, Cartabia sbugiarda l’Anm: e gli avvocati protestano
Il giorno dopo la bufera, il tentativo è quello di correggere il tiro. «Nessuna minaccia di sospensione dell'attività giudiziaria - dice il presidente...

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Il giorno dopo la bufera, il tentativo è quello di correggere il tiro. «Nessuna minaccia di sospensione dell'attività giudiziaria - dice il presidente Giuseppe Santalucia - L'Anm non sospende nulla, non ha mai pensato di farlo. Abbiamo rappresentato a chi ha compiti organizzativi di valutare se ruoli stracarichi e udienze affollate possano convivere con la recrudescenza del virus. Quella nota non era una richiesta di vaccinazione prioritaria». Sul banco degli imputati, questa volta, almeno in astratto, finiscono i magistrati. Dopo la diffusione della nota, con la quale il sindacato delle toghe invitava i dirigenti degli uffici a sospendere l'attività giudiziaria non urgente, in risposta alla decisione del Governo di procedere con la campagna vaccinale seguendo il criterio dell'età anagrafica, arriva anche una bacchettata da parte del ministero della Giustizia. 

Nessuna replica ufficiale da parte della Guardasigilli, ma da via Arenula mettono le cose in chiaro: la presa di posizione dell'Anm è difficile da comprendere, visto che, durante un colloquio con la ministra Marta Cartabia, oltre a parlare della proroga delle misure emergenziali fino al 31 luglio - c'è uno specifico punto nel decreto che arriverà oggi in Cdm -, si era discusso anche dei vaccini. L'Anm conosceva da allora la scelta del Governo di procedere per classi di età. Una linea condivisa dalla Cartabia e considerata fondamentale per evitare competizioni tra categorie. Tanto che, di fronte alla richiesta avanzata dal sindacato delle toghe di inserire i magistrati tra i soggetti da vaccinare con priorità, la Guardasigilli aveva risposto negativamente. 

A Roma, a piazzale Clodio, nel più grande tribunale d'Europa, la presa di posizione dell'Anm suscita opinioni differenti. Negli uffici della Procura alcuni pensano che il ragionamento del sindacato delle toghe dovrebbe valere unicamente per il personale giudiziario maggiormente a contatto con il pubblico e, soprattutto, che deve affrontare diverse ore di udienza in aule piccole, scarsamente arieggiate, con un viavai continuo di persone. Il vaccino prioritario, però, non può valere per tutti: «In molti svolgono soprattutto mansioni di ufficio, incontrano poche persone, hanno la possibilità di organizzare gli appuntamenti. Non avrebbe senso vaccinarli prima degli anziani». Dall'altro lato, l'ex presidente dell'Anm, Eugenio Albamonte, sottolinea che, in realtà, «nessuno vuole privilegi. Ci sono solo persone che lavorano a pieno ritmo, come se non ci fosse l'emergenza sanitaria, e che pongono un problema: se non è possibile vaccinarsi, allora è necessario ridurre gli afflussi ai tribunali, senza arrivare allo stallo dello scorso anno». Non sono d'accordo con l'Anm, invece, gli avvocati. Il presidente della Camera penale di Roma, Vincenzo Comi, sottolinea che «È necessario rispettare le priorità vaccinali delineate. Non ha senso cercare di difendere o tutelare una sola categoria, le battaglie devono essere per i cittadini e una Giustizia rapida ed efficiente è un diritto». In questi giorni, inoltre, a Roma è in corso un'astensione degli avvocati per protestare sulle disfunzioni del processo penale telematico. «Imporre il proprio punto di vista, minacciando l'interruzione delle udienze è un metodo che non possiamo condividere - dice invece il presidente del consiglio dell'ordine di Roma, Antonino Galletti - Il fatto di essere inclusi nell'elenco delle categorie, che secondo Anm dovrebbero essere vaccinate in via prioritaria, non può indurci ad accettare come soluzione quella di proporre uno sciopero bianco che rallenti ulteriormente la Giustizia».

Ma la polemica rimbalza da Nord al Sud. «La campagna vaccinale deve proseguire rapidamente con regole uniformi, dando priorità agli anziani e ai soggetti fragili», dice Ezia Maccora, vicepresidente dell'ufficio Gip di Milano, che si è ammalata di Covid l'anno scorso. «Sono stata ricoverata e ho visto tante persone care ammalarsi e alcune perdere la vita. Ma non voglio passare avanti a nessuno e aspetto il mio turno come è giusto che sia», aggiunge, sottolineando però che «in alcuni settori della giustizia le condizioni di lavoro non sono adeguate». I rischi più alti sono per gli operatori del settore penale: in molti tribunali - Roma compresa - le aule sono inadeguate ad ospitare in sicurezza i processi.

A preoccupare il Governo, comunque, sono anche le decisioni autonome delle Regioni. In Abruzzo, per esempio, è stata avviata la vaccinazione di magistrati e personale giudiziario di cancelleria. A disporlo è una delibera approvata dalla Giunta abruzzese il 22 marzo, che inserisce tra la «popolazione target» per il vaccino anche gli «operatori a vario titolo qualificati Ufficiali di Polizia Giudiziaria, compreso il personale operante presso le Procure della Repubblica ed i Tribunali». Una decisione che ha suscitato molte polemiche. I primi a insorgere sono stati ancora una volta gli avvocati. «La determinazione dei criteri di priorità nelle vaccinazioni deve essere unica a livello nazionale», dice Gian Domenico Caiazza, presidente dell'Unione nazionale camere penali italiane. 

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Il Mattino