Covid, Busaferro: «Vaccino arma potente, i giovani vanno protetti»

Covid, Busaferro: «Vaccino arma potente, i giovani vanno protetti»
L'andamento della pandemia e dei contagi, la progressione della campagna vaccinale, la necessità di una terza dose. Per capire lo stato dell'arte e quali potrebbero...

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L'andamento della pandemia e dei contagi, la progressione della campagna vaccinale, la necessità di una terza dose. Per capire lo stato dell'arte e quali potrebbero essere le prospettive del prossimo futuro, ne abbiamo parlato con il professor Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità.

Presidente Brusaferro, esistono novecento tipologie diverse del Covid 19, come si esce dal ricatto delle varianti?
«Lo scenario dove speriamo e puntiamo di arrivare è definito di endemia e di convivenza con il virus. Di contro, le varianti sono un fenomeno fisiologico dei virus, l'importante è identificarle e censirle e ad oggi c'è una classificazione internazionale che ne definisce l'interesse dal punto di vista dell'impatto sanitario. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ad oggi ha individuato quattro varianti che possono destare preoccupazione, mentre una seconda categoria riguarda le cosiddette varianti di interesse, studiate nel momento in cui si manifestano e hanno un impatto sulla popolazione. È fondamentale individuare a livello globale le nuove varianti, studiarle e monitorarle rispetto alla possibile capacità di evadere la risposta immunitaria».

In Italia qual è la situazione rispetto alla variante Delta?
«La variante Delta, dominante nel nostro Paese, è controllata dai vaccini in uso, che sono efficaci nel prevenirla. In questa fase dell'epidemia la circolazione del virus è più spiccata nelle fasce giovani della popolazione e questo è dovuto al fatto che da un lato i ragazzi tendono a socializzare più facilmente, dall'altro al progredire della vaccinazione che ha già coinvolto la maggior parte della popolazione italiana adulta. Le fasce d'età dove il virus circola di più sono tra i 10 e i 29 anni. Spesso poi i giovani rispettano meno le norme di cautela raccomandate e creano assembramenti che, considerato il basso numero di vaccinati tra i ragazzi, creano più di un rischio».

Si arriverà a vaccinare i bambini sotto i 12 anni?
«Ci sono studi in corso per verificare la sicurezza e la validità della vaccinazione nelle fasce di età più giovani. Quando questi vaccini saranno autorizzati dalle agenzie internazionali e nazionali avremo uno strumento potentissimo che andrà assolutamente utilizzato».

Eppure proprio i ragazzi possono essere vettori del virus nelle scuole.
«La prima scommessa che abbiamo come Paese è di raggiungere le coperture vaccinali. La scuola più sicura è quella dove studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo sono vaccinati. Nelle settimane che intercorreranno tra oggi e l'inizio della scuola bisognerà certamente raggiungere la copertura vaccinale più ampia».

Rendendo il vaccino obbligatorio per docenti e studenti?
«L'obbligatorietà è una delle strategie per raggiungere la copertura ottimale ma io spero che nella scuola, dove si studia e si formano le generazioni rispetto alla cultura e al metodo scientifico, non ci sia bisogno di imporre nulla e si scelga il vaccino grazie alla consapevolezza figlia proprio del metodo scientifico. Il vaccino è uno strumento potentissimo che protegge noi stessi ma anche la comunità».

In autunno si rischia che i no-vax tornino ad affollare le terapie intensive?
«Fare previsioni in una situazione come questa dove c'è una circolazione del virus ma in parallelo le persone si stanno vaccinando, è difficile. Oggi il 90% di quanti necessitano di assistenza sanitaria in seguito a infezione sono non vaccinati ma il vero problema sono gli oltre due milioni di persone, di età superiore ai sessant'anni, non ancora vaccinate. Si tratta della categoria più a rischio ed è necessario aderiscano quanto prima alla vaccinazione. Le due direttrici con cui dobbiamo affrontare l'epidemia sono da un lato la campagna vaccinale, dall'altro la prudenza nei comportamenti».

Questa estate si sono registrati un po' ovunque comportamenti non proprio in linea con la prudenza.
«Credo che ci sia una maggioranza importante di nostri concittadini che sono prudenti e attenti e stanno vivendo le loro vacanze al meglio, prendendo ogni precauzione. Poi ci sono anche situazioni in cui si è meno prudenti: quando questo avviene in luoghi molto affollati, dove accedono persone non vaccinate, in questi casi la circolazione del virus certamente aumenta considerando anche l'alta contagiosità della variante Delta».

Sarà necessaria una terza dose di vaccino, anche in relazione alla durata del Green Pass?
«Il booster o richiamo deve esser fatto quando la protezione vaccinale diminuisce e questo vale per ogni vaccino. Oggi il dibattito è aperto e si sta valutando la copertura immunitaria: se necessario sarà quindi definita una terza dose. Ad oggi non ci sono ancora elementi certi ma il consenso nella comunità scientifica riguarda invece il richiamo necessario per le persone immunodepresse, che hanno un sistema immunitario più fragile».

Nuove varianti, un nuovo vaccino nel prossimo futuro?
«Ad oggi i vaccini utilizzati in Italia sono efficaci contro le varianti che attualmente circolano nel nostro paese. Le tecnologie però ci permetteranno di mettere a punto nuovi vaccini in tempi molto brevi, se questo si dovesse rendere necessario in futuro».

Guardando ai numeri, si è detto che siamo già nella quarta ondata, è così?


«Abbiamo vissuto una circolazione significativa del virus che adesso si sta attenuando. E sta rallentando sia per i provvedimenti adottati sia per la vaccinazione in corso. Il dato positivo è che anche i giovani in queste settimane si stanno vaccinando».
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Il Mattino