Vaccino Covid, il risiko europeo: all'Italia il 13,6% dei contratti

Vaccino Covid, il risiko europeo: all'Italia il 13,6% dei contratti
La maratona verso il vaccino anti-covid somiglia sempre più a una corsa a staffetta, con le aziende che di volta in volta annunciano il proprio personale record intermedio...

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La maratona verso il vaccino anti-covid somiglia sempre più a una corsa a staffetta, con le aziende che di volta in volta annunciano il proprio personale record intermedio in direzione del traguardo e i Paesi che organizzano la logistica per acquisire e poi somministrare le vaccinazioni.

Gli annunci di questi giorni prima dell'efficacia al 90% del candidato vaccino Pfizer-Biontech, e due giorni fa di Moderna, che addirittura arriva al 94,5%, hanno fatto scattare la corsa all'accaparramento con miliardi di dosi prenotate in tutto il mondo. Per gli esperti, entrambi i vaccini americani potrebbero infatti ricevere l'ok finale tra poche settimane, ma non sono gli unici, perché «tallonati» a breve distanza da altri due candidati estremamente promettenti, quelli di Janssen e di Oxford-AstraZeneca, che potrebbero arrivare nelle prime settimane del 2021. 

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L'Italia è in partita da tempo e ha avviato negoziazioni sia autonomamente sia insieme ad altri partner europei, come nel caso del vaccino di Oxford-Astrazeneca, nella cui filiera di produzione appare anche l'Irbm con sede a Pomezia.

Ma per noi, come per gli altri paesi dell'Ue, la parte del leone la faranno gli accordi firmati dalla Commissione Europea. All'Italia dovrebbe spettare il 13,5% del totale di tutti i vaccini acquisiti.

Ieri la presidente Ursula Von der Leyen ha messo la firma su un nuovo contratto per l'acquisto di 405 milioni di dosi dalla tedesca CureVac, che va ad ampliare il già vasto portfolio di vaccini che saranno prodotti in Europa. È il quinto accordo concluso da Bruxelles, dopo quelli con Pfizer-Biontech, AstraZeneca, Sanofi-GSK, e Janssen Pharmaceutica. 

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La Commissione solo una settimana fa, aveva dato il via libera all'acquisto fino a 300 milioni di dosi del vaccino Pfizer-BioNtech, di cui l'Italia riceverà un minimo di 27,2 milioni di fiale che quindi basteranno a meno di 14 milioni di italiani, calcolando la doppia inoculazione. A questi contratti si aggiungerà un sesto, con la casa farmaceutica Moderna e che riguarda «la fornitura di 160 milioni di dosi ma ora continuiamo con le negoziazioni e dobbiamo vedere come tradurre questa intenzione in contratto» ha dichiarato il portavoce della Commissione europea, Stefan De Keersmaecker.

«Fino a oggi la Commissione ha garantito almeno 1,2 miliardi di dosi e ha rispettato l'impegno preso, volto ad assicurare un accesso equo a vaccini sicuri, efficaci e a prezzi contenuti, e questo non solo per i cittadini dell'Ue, ma anche per le persone più povere e vulnerabili al mondo» ha spiegato ieri la presidente. «La maggior parte di questi vaccini sperimentali è in fase avanzata di sperimentazione clinica: se, come si spera l'autorizzazione confermerà questi risultati positivi, i vaccini saranno tempestivamente resi disponibili e ci aiuteranno a superare la pandemia.

Von der Leyen già a giugno aveva presentato una strategia comune sui vaccini per accelerarne lo sviluppo, la produzione e la diffusione. In pratica, in cambio del diritto di prelazione su un determinato numero di dosi, la Commissione finanzia una parte dei costi iniziali sostenuti dai produttori attraverso accordi preliminari di acquisto. Ogni finanziamento è considerato un acconto sui vaccini che saranno poi effettivamente acquistati dai Paesi membri. «Questo portafoglio diversificato di vaccini garantirà che l'Europa sia ben preparata per la vaccinazione, una volta comprovata la sicurezza e l'efficacia dei vaccini. Gli Stati membri possono anche decidere di donare il vaccino ai paesi a reddito medio-basso o di ridistribuirlo ad altri paesi europei» si legge in una nota della Commissione Ue. 

Se finora la parte del leone l'ha fatta la scienza, con i ricercatori e gli impegni delle piccole e grandi aziende farmaceutiche, quando saranno ottenuti i vaccini, ogni Stato dovrà essere in grado non solo di comprare stock sufficienti, ma di saper organizzare in maniera efficiente la macchina delle somministrazioni.

Al ministero della Salute il 4 novembre scorso si è insediato un gruppo di lavoro composto da 15 esperti per organizzare la rete di distribuzione in tutte le regioni, tra loro il direttore generale dell'Aifa, Nicola Magrini, rappresentanti dell'Iss, dello Spallanzani, mentre il coordinamento è in capo al direttore della Prevenzione di Lungotevere Ripa, Gianni Rezza.

Del piano si conosce ancora poco, però il commissario Domenico Arcuri, delegato dal premier Conte anche alla gestione dei vaccini contro il Covid, ha spiegato che le si vaccineranno inizialmente 1,7 milioni di cittadini per arrivare progressivamente a una platea più ampia, «sia in funzione della crescente disponibilità delle dosi del vaccino che in funzione dell'auspicata disponibilità di dosi di altri vaccini che stanno arrivando alla fine della loro fase delle sperimentazione». 

 

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Il Mattino