Una partita a scacchi. Così qualcuno, a Palazzo dei Marescialli, definisce l'appuntamento di giovedì, quando il nuovo Csm, fresco di insediamento, dovrà...
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La riunione delle toghe di mercoledì scorso non ha portato a all'obiettivo finale: un solo nome sul quale fare convergere tutti i voti. All'incontro sono andati in scena solo veti incrociati. Per Autonomia e indipendenza, il Movimento di Piercamillo Davigo (che però conta in tutto due consiglieri) nessun nome è proponibile se non quello di uno dei tre professori in quota Cinquestelle: Alberto Maria Benedetti, Filippo Donati e Fulvio Gigliotti, tutti docenti universitari sui quali il Movimento non ha dato indicazioni e così nessuno dei tre si è chiamato fuori. Ma sul nome di Gigliotti, oltre ad Autonomia e Indipendenza, confluirebbero anche una parte dei voti di Unicost, orientati da una familiarità geografica, visto che il professore è calabrese. E proprio Mi e Unicost, con cinque consiglieri ciascuno, pesano più degli altri. Dall'altra parte c'è David Ermini, ex responsabile Giustizia del Pd. L'unico politico. Una nota biografica, che, se da un lato può essere controproducente, dall'altro sembra una garanzia, visto che il Csm dovrà confrontarsi con la politica ed Ermini sarebbe più attrezzato degli altri per svolgere un ruolo tutt'altro che facile. Paradossalmente a pesare sull'elezione di Ermini è invece l'antirenzismo di alcuni togati di Area, la corrente di sinistra della magistratura. L'ex parlamentare viene accusato non solo di essere stato vicino a Renzi, ma anche di essere oramai espressione dell'ex sottosegretario e magistrato Cosimo Ferri, transitato nel Pd, ma appartenente a Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe. E così Ermini potrebbe non avere i voti di Area ma contare su quelli della destra. C'è poi il presunto accordo tra gli otto membri laici con gli indirizzi che arriveranno dalla politica e gli schieramenti in pole position sono sempre gli stessi: Cinquestelle o Pd. Ma se al terzo scrutinio non si arriverà a elezione, basterà la maggioranza più un voto e non saranno necessarie quattordici preferenze.
Domani, intanto, Sergio Mattarella, presiederà il plenum di insediamento del nuovo Consiglio, ricordando i saldi principi costituzionali che tutelano l'autonomia e l'indipendenza della magistratura e ribadendo che la politica non deve interferire nel lavoro delle procure. Poi toccherà a Giovanni Legnini, vicepresidente uscente, passare le consegne, dopo avere fatto il bilancio degli ultimi quattro anni: oltre mille nomine, tra le quali quella del procuratore di Napoli, una sede rimasta a lungo vacante. Un plenum proprio nel capoluogo campano sui problemi della criminalità, gli interventi sulla protezione internazionale e sul diritto di asilo. Nel bilancio ci sono anche quelle delibere che hanno dato le linee guida e l'indirizzo sull'organizzazione interna degli uffici giudiziari. Una scelta interventista che ha dato più potere ai procuratori sulla quale adesso il nuovo Csm potrebbe apportare delle modifiche. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino