All'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, nella Capitale, sono pronti. Come centro di riferimento nazionale per questo tipo di emergenze hanno...
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Virus misterioso in Cina, tra i sintomi ci sono tosse e febbre
Virus polmonare cinese, allarme Iss: «Passa da uomo a uomo». Controlli sui voli in Italia
ESPERIENZA
Si tratta di una struttura protetta, in cui il paziente non può avere contatto con l'esterno se non grazie ai telefonini. Il personale sanitario si muove solo con equipaggiamenti di protezione. Di questo reparto si parlò molto alla fine nel 2014, quando fu accolto, curato e guarito il medico di Emergency, Fabrizio Pulvirenti, il primo paziente italiano contagiato dall'Ebola. Ricorda Pulvirenti, che oggi è tornato nella sua Sicilia, che ha scritto un libro (La mia battaglia contro l'Ebola) e che restò ricoverato 38 giorni: «Sei completamente isolato, ovviamente. Ricevevo quotidianamente la visita dei medici e degli infermieri, ma non potevo uscire. La camera è una stanza con pareti in muratura e vetrate. Il personale entrava con tute protettive, ma nel caso del coronavirus cinese le modalità del contagio sono differenti. L'Ebola si trasmetteva per contatto, questo virus da quello che sappiamo per via aerea. Dunque sono più importanti filtri e mascherine. Dentro la vita è surreale, ci sono questi vetri da cui vedi gli infermieri, hai un letto, un tavolo, un comodino, una sedia, un ripiano, il televisore, un telefono interno e il bagno. Poi, quando sono stato meglio ho potuto usare anche uno smartphone».
Spiega il professore Nicastri: «Abbiamo dedicato una sezione alla cura di malattie infettive che abbiano determinate caratteristiche di gravità o novità. L'alto isolamento si occupa anche di altre patologie, come ad esempio l'Ebola. Siamo pronti ad attivare i posti necessari». L'isolamento totale sarebbe obbligatorio per evitare la diffusione del virus, se mai dovesse arrivare in Italia. Ma già a Wuhan vengono svolti dei controlli, dunque dovrebbe essere improbabile che una persona malata possa imbarcarsi sull'aereo. Altri controlli avvengono all'atterraggio a Fiumicino. C'è l'incognita del periodo di incubazione, c'è il rischio che il passeggero presenti sintomi della malattia solo quando già è arrivato a casa. Deve andare dal medico di fiducia? «Meglio di no - suggerisce il professor Nicastri - così rischiamo la diffusione del virus. Contatti telefonicamente un operatore del 118 o della guardia medica».
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Il Mattino