«Avrei voluto dirti una volta di più che ti volevo bene». È uno dei messaggi che scrive Marta sulla pagina Facebook di Lucrezia, forse tra le lacrime che...
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LA TRAMA
Se chi piange la morte celebra la vita, non c'è sollievo se quella vita viene spezzata senza un motivo apparente. Vite di chi non c'è più e che oggi la tecnologia a condanna di ogni oblio ci consente di rivivere sulle pagine social di chi non potrà più aggiornare il proprio profilo. Amava il mare Lucrezia Diolosà Farinato, ma lo scorso 14 ottobre, dopo una notte trascorsa in una discoteca di Acitrezza, quel mare non c'era più nei suoi occhi. A bordo dell'auto distrutta contro un guardrail, c'era lei, con il ventenne Salvatore Moschitta, il 17enne Manuel Petronio e la 15enne Erika Germana Bozza. A guidare l'auto, l'unico sopravvissuto, Giuseppe Cusumano, compagno della ventottenne. Niente più baci e nessuna altra vacanza insieme: vite che si separano all'improvviso. Niente più vita insieme al suo Salvo, il ventenne morto con lei, per la piccola Erika. I due ragazzi avevano fatto la classica «fuitina» siciliana, la scappatella che secondo consuetudine poi permette a due giovani di convivere come marito e moglie. Erika aveva smesso anche di andare a scuola, voleva solo restare stretta al suo compagno. Fatale invece per Manuel aver incontrato in discoteca la comitiva: non sapeva come tornare in paese, ad Adrano (Messina), ed era contento di aver trovato un passaggio.
IL FUORIGIOCO
«Aveva tutta la vita in mano, era bellissima e seria. Avevamo solo lei». I genitori di Miriam Berselli, cassiera ferrarese di 21 anni, erano inconsolabili quando si sono recati davanti al platano contro il quale si è spezzata la vita della loro unica figlia. Con lei sono morti i due suoi amici e colleghi di un supermercato di Ferrara. Miriam aveva frequentato l'istituto agrario, poi aveva lavorato in una gelateria e, da qualche tempo, era stata assunta in un centro commerciale del Ferrarese. Lì aveva fatto amicizia con gli altri ragazzi che l'ultima notte di settembre erano con lei in un locale. Si erano dati appuntamento dopo il lavoro per un'uscita tra colleghi. C'erano Giulio, impiegato come guardia giurata e Manuel, che lavorava come commesso. Al volante della macchina l'unico superstite, un magazziniere di 23 anni. Quest'ultimo aveva bevuto ma si era messo alla guida lo stesso. Giulio, 28 anni, era laureato in radiologia, lavorava dai primi mesi del 2017 come guardia giurata, una grande passione per il calcio e tifoso dell'Inter, era fidanzato con Benedetta, sua collega. Come tanti giovani aveva molti sogni dopo la laurea, soprattutto far fruttare quel titolo di studio che aveva ottenuto con fatica e passione. L'altro passeggero, Manuel, 23 anni, era un ragazzo che come altre mille volte aveva scelto la discoteca per trascorrere una serata dopo la settimana di lavoro. Qualche volta se ne andava in giro sul suo skateboard, ma il suo sport preferito era il calcio e militava sin da ragazzino in diverse squadre della provincia. Giocava in attacco, ma quella notte fatale la sua vita è finita in fuorigioco. «Dovevo morire con i miei amici», ha detto l'unico sopravvissuto. La vita, a volte, può essere pure una condanna da espiare.
I GIOVANISSIMI
Non brilleranno più gli occhi chiari di Gianluca Puorro, 28enne di Montefredane in provincia di Avellino. Una trasferta in costiera con amici e amiche, poi l'incidente. Non torneranno a studiare i quattro giovanissimi di Cosenza: Federico Lentini, Alessandro Algieri, Mario Chiappetta e Paolo Iantorno, tutti tra i 18 e i 19 anni. L'ultima serata insieme, poi un frontale contro un'altra auto. E sempre più spesso queste stragi avvengono in gruppo, quando in branco ci si sente invincibili e la morte una bugia.
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Il Mattino