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In Italia si segnala una lieve risalita dei contagi ieri a quota 7.548. Difficile individuarne le cause poiché il crollo dei tamponi nel periodo ferragostano falsa calcoli e confronti. Quello che è certo è che fra i circa 4.000 ricoverati negli ospedali la grande maggioranza sono non vaccinati e questo significa che, poiché il 70% della popolazione ha ricevuto almeno una somministrazione, il 30% di italiani ancora non vaccinati continua a mantenere in tensione il sistema ospedaliero italiano. Sempre a causa dell’alta percentuale di non vaccinati la Sicilia si sta rapidamente portando verso la zona gialla nella quale sono già collocati di fatto gli abitanti di 55 Comuni dell’isola.
I dati diffusi ieri dall’Agenas, l’agenzia dei servizi delle Regioni, parlano chiaro: la Sicilia segnala un nuovo piccolo ma significativo aggravamento della situazione sul fronte dei posti letto occupati che sono saliti al 20% per l’area medica (casi non gravi) e restano all’11% per le terapie intensive. Quindi la Sicilia sembra fuori dai parametri minimi della zona bianca che sono 15% di occupazione per i posti letto delle aree ospedaliere Covid e 10% per le intensive. La decisione di lasciare la Sicilia in area bianca o gialla sarà presa venerdì sulla base dei dati di martedì scorso quando i posti ospedalieri occupati erano a quota 19%. Ma sul tema è bene essere cauti in quanto non è la prima volta che Regioni e ministero della Sanità trovano il modo di leggere i dati in modo diverso da quello che emerge dai numeri dell’Agenas. Va anche detto che le differenze fra zona bianca e zona gialla, una volta levato il coprifuoco, sono relativamente modeste e sostanzialmente riguardano la mascherina da tenere anche all’aperto e norme più restrittive sui banchetti.
L’altra Regione in affanno sul fronte dei dati è la Sardegna che ieri aveva il livello più alto di occupazione dei letti in rianimazione con il 12% ma riesce ancora a tenere al livello del 14% l’uso dei letti per i ricoveri “leggeri”.
La notizia della giornata, come ha rilevato il matematico Giovanni Sebastiani del Cnr, è il leggero calo del numero complessivo delle terapie intensive italiane scese ieri a 499 (-5) un dato corredato dalla frenata dell’aumento degli ingressi nei reparti di rianimazione. «Questo è un dato interessante perché significa che probabilmente, fra un po’ di tempo, dovremmo registrare anche un relativo calo dei decessi», dice Sebastiani.
Quello dei morti da Covid è un dato sottovalutato. In Gran Bretagna la letalità (cioè il numero dei decessi in percentuale sui contagiati) oscilla intorno allo 0,4%, in Italia invece secondo l’immunologo Sergio Abrignani, del Cts, siamo allo 0,8%. Questo dato è sostenuto ancora una volta dalle scarse vaccinazioni della Sicilia.
Nell’isola, infatti, nell’ultima settimana sono stati registrati 18 decessi da Covid per milione di abitante contro i 4 della media italiana. I ricoveri siciliani invece sono stati 25 per milione contro i 6 della media nazionale.
La ragione di questo disastro è evidente: nonostante gli sforzi degli ultimi giorni, la Sicilia registra appena 115 somministrazioni per ogni 100 abitanti contro i 135 di Molise e Lombardia e i 133 del Lazio.
Intanto arrivano segnali di risveglio sul fronte delle vaccinazioni. Ieri, sulla base dei dati disponibili alle 21, erano state effettuate 80.000 prime dose che probabilmente con i dati che arriveranno - come sempre - nel corso della notte saliranno a 110/120 mila. Mantenendo questo ritmo, pari a 3 milioni di prime dosi al mese, a fine settembre dovrebbe facilmente essere raggiunto l’obiettivo annunciato dal commissario Figliuolo di 43 milioni doppie somministrazioni, pari all’80% della popolazione italiana sopra i 12 anni. Basterà? «Molto dipende dalla riapertura delle scuole dove il virus riprenderà a circolare con una certa intensità soprattutto sotto i 12 anni - dice Sebastiani - Se da una parte cresce la percentuale di popolazione protetta dovremmo fare di tutto per impedire che in virus produca nuove varianti».
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Il Mattino