Bambina di 6 anni violentata dal collega della madre

Bambina di 6 anni violentata dal collega della madre
SALERNO - Violentata sin dalla più tenera età dal collega di ufficio della madre: lei, una bambina di soli 6 anni, ha subito in silenzio l’orrore degli abusi...

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SALERNO - Violentata sin dalla più tenera età dal collega di ufficio della madre: lei, una bambina di soli 6 anni, ha subito in silenzio l’orrore degli abusi consumatisi fino all’adolescenza maturando nell’animo un dolore così lacerante che l’ha spinta a drammatici atti di autolesionismo che, ancora oggi, non riesce a superare. Ha avuto il coraggio di raccontare tutto alla madre solo quando un’infezione, contratta forse proprio a causa di quegli abusi, l’ha costretta ad andare in cura da un ginecologo. Così è scattata la denuncia che ha messo in moto le indagini affidate al sostituto procuratore Giovanni Paternoster culminate con la richiesta di rinvio a giudizio a carico dell’imputato.


U.G., 54 anni, agente pubblicitario, si è presentato ieri davanti al gup del tribunale di Salerno Emiliana Ascoli. Assistito dall’avvocato Rodolfo D’Ascoli ha già anticipato richiesta di abbreviato condizionato. La ragazzina, invece, che oggi ha 16 anni, rappresentata legalmente dalla madre, si costituirà parte civile attraverso l’avvocato Viviana Caponigro, nell’udienza del prossimo luglio, data in cui è stato aggiornato il procedimento a causa dell’astensione dei penalisti. Violenza sessuale aggravata dall’età della vittima è la pesantissima ipotesi di reato contestata a carico dell’uomo, indagato a piede libero, e che rischia dai 7 ai 14 anni di reclusione (con il rito abbreviato, però, in caso di condanna avrà diritto allo sconto di un terzo della pena). 


La vicenda risale al periodo compreso tra il 2007 ed il 2012 quando la vittima era appena una bambina. Lui, collega d’ufficio della madre, era anche un amico intimo della famiglia della piccola: proprio in virtù di quella fiducia che la donna gli accordava, la bambina era spesso affidata a lui. L’uomo, però, invece di portarla al parco o a mangiare un gelato, l’avrebbe coinvolta in osceni “giochi” protrattisi per 5 lunghissimi anni. Nel corso dei lunghi pomeriggi passati con l’uomo, la bambina sarebbe stata abusata e costretta a subire in silenzio in virtù dello stato di soggezione che la legava all’imputato, collega di lavoro della madre e amico di famiglia. La bimba, troppo piccola per dare un significato a quegli atti, cominciò a “somatizzare” gli abusi chiudendosi in se stessa e mettendo in atto drammatici atti di autolesionismo.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino