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Accusato di aver rapinato una donna, la Cassazione ha assolto in via definitiva, condividendo quanto già deciso in Corte d’Appello, un 51enne di Roccapiemonte, Arturo Gemmabella. L’uomo, in primo grado, era stato condannato a 7 anni e 3 mesi di reclusione per rapina, in quanto ritenuto l’autore del colpo secondo la testimonianza della vittima, una dirigente dell’ufficio postale di Cava de’ Tirreni, luogo dove avvenne la rapina. Era il 25 agosto 2015. La donna fu bloccata con forza in ascensore - secondo le accuse - per mano di uno sconosciuto, poi picchiata dopo che il primo le aveva messo un secchio di plastica sulla testa. Questo avvenne nel vano di un ascensore, dove fu rapinata di soldi e telefono cellulare. L’imputato era assistito dagli avvocati Marcello e Adriana Giani. La vittima ne ebbe per circa 40 giorni a causa delle lesioni riportate tra cui una frattura al volto operata all’ospedale Cardarelli di Napoli. L’uomo fu individuato e arrestato, restando ai domiciliari per tre anni. A seguito di ricorso, il giudizio d’appello aveva ribaltato la sentenza di primo grado, dichiarando la sua innocenza. La difesa aveva sollevato diverse incongruenze, diventate elementi di prova dopo l’acquisizione delle immagini provenienti da alcuni video. Il rapinatore aveva una camicia bianca e non blu come quella indossata da Gemmabella. Nel mirino finì anche il racconto della dirigente dell’ufficio postale di Cava, scandagliato dalla difesa in relazione agli elementi che individuavano nell’attuale imputato il reale rapinatore. I giudici in Corte d’Appello decisero per l’assoluzione, per poi trasmettere gli atti alla Procura di Nocera Inferiore riguardo la posizione di tre poliziotti, di cui uno cognato della vittima, oltre che della donna stessa, per ipotesi di reato quali falso ideologico, falsa testimonianza e calunnia. Giorni fa, la Seconda sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto i motivi contenuti nelle memorie difensive redatte dagli avvocati dello studio Giani e rappresentati in discussione, confermando in via definitiva la sentenza di assoluzione per l’imputato. Inoltre, i giudici hanno rigettato i motivi di ricorso presentati dal Procuratore Generale e dai legali della parte civile.
Il Mattino