Alta velocità, la guerra dei sindaci: Cilento e Valdiano invocano la Tav

Alta velocità, la guerra dei sindaci: Cilento e Valdiano invocano la Tav
Il comune di Paestum ha offerto 20 ettari per costruire la nuova stazione. «E io allora ne metto 40: basta un attimo a fare la delibera, se proprio la mettiamo...

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Il comune di Paestum ha offerto 20 ettari per costruire la nuova stazione. «E io allora ne metto 40: basta un attimo a fare la delibera, se proprio la mettiamo così», gli ha risposto il sindaco di Padula a mo' di sfida. Questo per far capire la guerra, fratricida, e anche tra sindaci dello stesso partito (il Pd in questo caso) per il nuovo tracciato dell'Alta velocità per il cosiddetto corridoio Oslo-Reggio Calabria, nel tratto salernitano. Da un lato, i sindaci del Cilento che rivendicano il vecchio progetto di ampliamento sulla linea che ora attraversa i loro territori; dall'altro i colleghi del Vallo di Diano che, a sorpresa, hanno scoperto come la nuova tratta ipotizzata da Rfi passi ora da lì. Con il paradosso che però non è prevista alcuna fermata. Un'opera che vale qualcosa come 30 miliardi. 

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Il progetto è stato presentato in commissione Ambiente e Lavori pubblici della Camera. E qui, per la prima volta, si scopre il nuovo tracciato della linea che vedrebbe una nuova stazione nei pressi di Fisciano o Baronissi e poi un'altra direttamente in Calabria, verso Praia a Mare. Qualcosa come 170 chilometri senza una fermata per tutto il salernitano, capoluogo compreso, per una nuova linea che corre lungo l'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Un modo, è stato spiegato, per guadagnare circa 45-55 minuti di percorrenza e usare la linea a monte del Vesuvio e non la vecchia tirrenica. Anche perché la tratta non deve accogliere solo il trasporto passeggeri, ma anche l'alta capienza per le merci. Solo uno studio, ma abbastanza per scatenare la guerra tra i sindaci a Sud di Salerno. Anche se da Rfi cercano di gettare acqua sul fuoco: «Questo tracciato era emerso già una quindicina d'anni fa, con tanto di valutazioni di impatto ambientale e questo - dicono - è solo uno studio di fattibilità che può essere rivisto e modificato. Siamo alle battute iniziali, poi è chiaro che il progetto, quale esso sarà, si discuterà con tutti gli enti locali coinvolti». Ma niente: lo scontro imperversa da giorni.

E se i sindaci del Cilento si riuniscono per rivendicare il vecchio progetto, i colleghi del Vallo di Diano s'incontrano per vergare documenti e mozioni in favore del nuovo tracciato. Anche se non è prevista alcuna fermata. Ma, si sa, la speranza è sempre che alla fine una stazioncina dalle parti di Sala Consilina, si riesca alla fine a strappare.

«La loro idea non collima con la nostra», dice Antonio Gentile, giovane sindaco renziano di Sapri, l'ultimo comune del salernitano che si affaccia sul mare, che dieci giorni fa ha portato il caso in consiglio comunale. E qui è stata approvata una delibera per «protestare vibratamente nei confronti dei vertici di Rfi per aver escluso il territorio del Cilento dai piani di sviluppo dell'Alta Velocità a sud di Salerno con un progetto disorganico, privo di logica e diseconomico, che anziché avvicinare, allontana la linea esistente dai principali nodi di interconnessione della rete ferroviaria verso la direttrice Reggio Calabria».

«Sino all'anno scorso - spiega Gentile - la Rfi riteneva strategico e in fase progettuale avanzata con tanto di finanziamenti il vecchio tracciato da ampliare e riammodernare. Ora improvvisamente si abbandona tutto per un altro progetto difficilmente cantierabile nei prossimi 10 anni se non venti. Per noi non ha senso anche perché per ampliare la linea tirrenica ci vogliono poco più di tre anni. Senza contare che anche il capoluogo verrebbe by-passato e l'intero territorio salernitano non godrà di alcun beneficio. E, anzi, aggiunge: «I miei colleghi del Vallo di Diano spingono per il loro territorio sperando che in futuro ci possa essere una fermata. Ma nel progetto non vi è alcuna traccia». 

Qualche chilometro più a Nord, la pensano in maniera diametralmente opposta. «I miei colleghi del Cilento sono scorretti, firmano mozioni senza coinvolgerci: per questo ho votato contro in consiglio provinciale», premette Paolo Imparato, sindaco del Pd di Padula. Quello, per intenderci, che ha messo sul tavolo i 40 ettari per rispondere agli amministratori di Capaccio. «Loro rivendicano l'ammodernamento del doppio binario. Beati loro che ce l'hanno, noi abbiamo nemmeno un binario e un treno da queste parti non lo vediamo dal 1987, quando fu chiusa la Sicignano-Lagonegro. E siamo stanchi - aggiunge - di essere tagliati fuori da tutto». Ma la guerra è solo alle battute iniziali. 

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Il Mattino