Una brutta storia che, per fortuna, non mette in ombra uno straordinario gesto di amore e solidarietà, la donazione degli organi. Tra gli effetti personali restituiti al...
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Il finale amaro riguarda la vicenda di Olga, una donna russa di 42 anni. Era originaria di un paese vicino Volgograd. Da alcuni anni viveva, insieme ad una sua connazionale, a Scafati dove lavorava in un bar. Venerdì sera si sente male. Un’ambulanza del 118 l’accompagna all’ospedale di Sarno dove le viene fatto il test rapido per il Covid-19. Poi a Nocera dove c’è un reparto di neurochirurgia. Gli esami mettono in evidenza un’anomalia all’aorta cerebrale e una precedente micro emorragia coagulatasi da sola ma che ha formato un grumo di sangue nel cervello. Olga è lucida. I medici la mettono al corrente della gravità della situazione e dei rischi che potrebbe correre con l’intervento chirurgico. Ma anche della sua difficile vita futura in caso di sopravvivenza, un’esistenza che resterà segnata. La donna firma l’assenso all’operazione.
Entra in sala operatoria ma l’intervento si complica per un aneurisma. Viene portata in rianimazione ma è ormai in coma. I medici pensano alla donazione degli organi. Attraverso l’amica viene contattato l’avvocato Giacumbi che negli anni precedenti si era occupata delle pratiche amministrative per il permesso di soggiorno di Olga in Italia. Viene rintracciata la cugina che lavora a Modena, anche lei si chiama Olga. Si mette in viaggio, in auto ha la certificazione del consolato russo e delle autorità italiane per spostarsi dall’Emilia alla Campania. Viene anche fermata tre volte per i controlli. Nel frattempo il legale riesce a sentire la figlia della donna che vive in Russia, si chiama Valeria ed ha 26 anni. Grazie ad un interprete comprende che la situazione è disperata. E decide di donare gli organi della madre, tutti quelli utilizzabili per un trapianto “secondo la discrezione dei medici”. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino