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Il volo per tornare in Ucraina, due anni dopo l’ultima volta, è poco dopo le 10 del mattino. Anna Burak, 60 anni, da metà vita in Italia, sta per tornare da sua figlia e suo nipote. Ha appena salutato parte della sua famiglia italiana, ovvero uno dei figli dell’anziano a cui bada a Pertosa, paesino dove vive da quando è atterrata nella Penisola, che la ha accompagnata a Napoli ed è entrata nell’aeroporto di Capodichino intorno alle 8 del mattino. Anna lo aveva chiamato all’alba per assicurarsi che fosse tutto a posto. È stata la sua ultima chiamata. «Ci vediamo tra un mese», gli ha detto Anna, pensando all’abbraccio con i suoi cari in Ucraina. Poi il telefono dell’accompagnatore suona: è proprio il numero di Anna. Risponde. Dall’altra parte del telefono, però, la voce non è quella della badante, operatrice della cooperativa Iskra, una vita spesa per gli ultimi, ma di una donna della Croce Rossa: «La signora non si è sentita bene, può venire?». L’accompagnatore torna all’aeroporto e non può che piangere: la sua amica, badante del padre 94enne, è deceduta. Fatale un malore.
La tragedia si è consumata due giorni fa a Napoli e ha sconvolto due comunità, quella valdianese della quale oramai la sessantenne ucraina faceva parte, e quella del suo paese d’origine che la attendeva con ansia. L’ultima volta che la figlia aveva potuto abbracciare sua mamma era stato prima della pandemia. E non potrà più farlo. Sarebbero bastate altre due ore di volo per coprire le migliaia di chilometri che da troppi giorni separavano la mamma con la figlia e il nipote. E invece è stato il feretro di Anna a prendere il volo per tornare in Ucraina. Anna era partita per l’Italia una volta rimasta vedova. Una figlia e un nipote piccolo da aiutare. Ci riuscirà, il nipote si laurea in ingegneria, la figlia lo cresce nel modo migliore. Anna durante la sua lunga permanenza a Pertosa, bada agli anziani, aiuta gli ultimi, risolve i problemi sociali. Lo fa anche grazie alla cooperativa Iskra.
Il Mattino