Lei è viva e vegeta, gode di ottima salute nonostante i suoi settanta anni passati, ma per l'Inps è morta dal 2012. L'anziana signora, che chiameremo Maria,...
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LA SCOPERTA
Alla fine di giugno si reca all'ufficio postale di Angri per effettuare un prelievo. L'addetta allo sportello le comunica che l'operazione non è consentita perché sul conto non ci sono soldi. La pensionata chiede ovviamente spiegazioni, avendo la certezza di non aver effettuato altri prelievi nei precedenti due mesi. All'impiegata basta approfondire i controlli al terminale per scoprire che dal mese di febbraio l'Inps aveva revocato la pensione di cui la signora era beneficiaria. All'ufficio postale nessuno può aiutare la pensionata che, tra rabbia e incredulità, pretende ulteriori spiegazioni di quella «anomalia». Non resta che raggiungere la sede Inps di Nocera Inferiore dove la signora Maria, accompagnata dalla figlia, decide di recarsi nella stessa giornata. Neppure le spiegazioni del funzionario a cui le dicono di rivolgersi riescono a placare la rabbia della 71enne, e soprattutto a chiarire i motivi per cui l'Inps aveva associato il suo nominativo ad una persona deceduta sette anni prima. La malcapitata pensionata deve accontentarsi solo delle scuse del funzionario che, tramite terminale, accerta l'errore, assicurando alla signora Maria che la sua pensione sarebbe stata ripristinata nel giro di pochi giorni e che avrebbe riscosso tutte le mensilità non corrisposte.
LA PROCEDURA
Resta l'amaro in bocca per una procedura anomala con cui l'Inps aveva revocato la pensione alla signora Maria, soprattutto considerando che il provvedimento era stato eseguito senza che fosse trasmesso alcun preavviso ai familiari della stessa. E meno male che l'istituto di previdenza non ha richiesto ai familiari della signora la restituzione di tutte le mensilità erogate a partire dal 2012.
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Il Mattino