La diocesi di Salerno-Campagna-Acerno pubblica il programma della giornata di sabato 6 luglio, quando si terrà l'ordinazione episcopale e la presa di possesso canonico...
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Monsignor Bellandi conoscerà bene Salerno nel corso dei mesi, ma intanto ha voluto che una delle immagini raffigurate sul suo stemma episcopale, appena ufficializzato, fosse dedicata al patrono San Matteo. In alto, nella raffigurazione dello scudo, è il braccio dell'evangelista che impugna una penna d'oca con cui scrive il Vangelo secondo le indicazioni dell'angelo suggeritore. L'immagine sembra riprendere un particolare dello stemma cittadino di Salerno, segno di un legame appena instaurato, ma già profondo. Nello stesso tempo ricorda anche l'inizio della fede e, non a caso, il Vangelo di Matteo comincia proprio con la genealogia di Gesù. In obliquo, una banda ondata azzurra rappresenta l'acqua, simbolo della tradizione della Chiesa che prosegue ininterrotta, ma anche del fiume Arno che bagna Firenze e del Mar Tirreno, su cui si affaccia il territorio salernitano. In basso, è il tralcio di vite unito alle spighe: il riferimento è al Vangelo di San Giovanni, che con la parabola del tralcio e della vite invita a rimanere uniti a Gesù per portare frutto. Il motto, invece, è tratto dal discorso 174 di Sant'Agostino: Visus est et vidit. È il passo in cui il peccatore Zaccheo «vide Gesù e fu guardato da Gesù». Il richiamo è ad una prefazione che Papa Francesco, allora arcivescovo di Buenos Aires, scrisse per un libro di don Giacomo Tantardini. Le parole del Pontefice spiegano la scelta di Bellandi: «L'immagine per me più suggestiva di come si diventa cristiani è il modo in cui Agostino racconta e commenta l'incontro di Gesù con Zaccheo». Lo stesso don Tantardini scriveva: «Tu sei salvo quando il Signore ti cerca, quando lui ti guarda e tu ti lasci guardare e cercare». Si prepara, intanto, anche la celebrazione in cui l'arcivescovo Luigi Moretti ringrazierà Dio per i suoi anni di episcopato nella diocesi di Salerno-Campagna-Acerno. «Sento vivo nel cuore - scrive il presule reatino - il desiderio di esprimere la gratitudine al Signore per i provvidi anni di ministero pastorale che mi ha concesso di vivere insieme a voi. Mi piacerebbe che questo rendimento di grazie fosse accompagnato dalla vostra preghiera e dalla vostra presenza». La firma dell'invito, quel don Luigi, vescovo, è la sintesi dell'episcopato di un pastore che ha esercitato il suo ruolo come un ministero, un servizio reso alla Chiesa e a Dio. L'appuntamento è, nella cattedrale di Salerno, alle 19 di martedì 28 maggio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino