Bimbi autistici, ecco la scuola calcio dove possono diventare campioni

Scuola calcio
La sfida all’autismo sul rettangolo di gioco parte da Sarno. E’ “Sognando un goal” ed  il pallone scivola veloce sul manto erboso e sui...

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La sfida all’autismo sul rettangolo di gioco parte da Sarno. E’ “Sognando un goal” ed  il pallone scivola veloce sul manto erboso e sui pregiudizi. Si parte dalle emozioni e si arriva alle possibilità. Quelle per tutti. Dal Polo Sanitario La Filanda e “Insieme si può” la vera sfida che è già vinta con quella rete che si gonfia, bimbi e ragazzi che corrono in campo e dribblano ogni tipo di limite. 

E ci sono le mamma ed i papà a tifare, ad alzare le braccia al cielo con gioia per esultare insieme ai figli. In prima linea per guardare e costruire il futuro a piccoli e determinati passi.  Lo sport, in primis il calcio, come conquista e strada da percorrere insieme. 

“Sognando un goal” era nato come progetto ambizioso, oggi è una realtà che quel sogno lo ha preso a piene mani. Giusy Nozzolino è la mamma di Ciro, tra i realizzatori e promotori del progetto. “Noi facciamo sì che l’intero nucleo familiare sia parte integrante del progetto. Come dico io, non è autistico nostro figlio, ma la nostra famiglia e la scuola calcio è il nostro sogno per coinvolgere bambini, ragazzi e genitori. Noi viviamo l’autismo col sorriso, per dare la carica agli altri, perché si può essere felici anche con una disabilità se non ci si ferma”.  A spiegare gli importati risultati in termini anche riabilitativi è Mariagrazia D’Amaro, psicologa del Polo Sanitario La Filanda:

«Lo sport è da sempre riconosciuto come fonte di benessere psico-fisico, aiuta ad indirizzare le energie in maniera sana e divertente e soprattutto rispetta le abilità e le caratteristiche di ciascuno. Questo il principio alla base del progetto “Sognando un goal” che ha come obiettivo quello di permettere ai bambini con autismo di praticare attività motorie, presportive e sportive, secondo un iter consequenziale, con la guida di personale competente e specializzato. Lo sport, nello specifico il gioco del calcio, pur non essendo un’attività terapeutica, bensì ludico-ricreativa, si sta dimostrando un’attività complementare ai percorsi terapeutici, rivelandosi estremamente importante. L’attività sportiva porta con sè qualcosa che nessuna terapia possiede: la squadra, il gruppo dei pari all’interno del quale le occasione di apprendimento sono molteplici e svariate. L’emulazione, la socializzazione, il divertimento e la sana competizione si sono rivelati elementi fondamentali per motivare i bambini a partecipare e a collaborare tra di loro e con gli operatori. Le sequenze di gioco ed i percorsi di allenamento, intervallate da pause di condivisione, si sono rivelati utili a migliorare non solo la libertà di movimento e la coordinazione motoria, ma soprattutto la gestione dell’autonomia, l’acquisizione di regole comportamentali e la socializzazione». 

«Anche quest’anno abbiamo avviato la nostra campagna di sensibilizzazione, formazione ed informazione con FilandAut, che in realtà è tutto l’anno, ma intensifichiamo alcuni appuntamenti ed incontri avviandoci per la giornata del 2 aprile. I nostri obiettivi sono la comunicazione, l’interazione sociale, la partecipazione. – ha spiegato la dottoressa Nilde Renzullo , direttrice ed amministratore unico de La Filanda  – La strada che abbiamo sempre tracciato e percorso è quella che unisce alla ricerca scientifica e l’approccio scientifico, le attività di profonda valenza sociale e di visione di futuro per i giovani e le famiglie». Così lo sport ed il progetto “Sognando un goal”. 

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Il Mattino