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Tre indagati per la bancarotta della società Cite, il consorzio interprovinciale trasporti ecoambientali, fallito nel 2020. I tre amministratori che si sono succeduti negli ultimi anni (dal 2014-2015 fino al fallimento dichiarato con sentenza il 27 ottobre di due anni fa), Carmine Gallo, Giuseppe Vicidomini e Orazio Russo, non potranno esercitare l'attività di impresa e ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche e imprese per 12 mesi (Gallo), 8 mesi (Vicidomini) e 6 mesi (Russo).
Misure interdittive temporanee che sono state adottate dal gip Piero Indinnimeo del Tribunale di Salerno che ha anche disposto, a carico solo di Gallo, il sequestro preventivo per equivalente di automezzi e somme di denaro per oltre 750mila euro. A quest'ultimo, infatti, è stata contestata sia la bancarotta patrimoniale per la distrazione di beni e altre utilità, sia l'articolo 11 della legge tributaria per la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte (i debiti con l'erario sono stati stimati in un milione e 600mila euro) mentre gli altri due indagati rispondono di bancarotta documentale e preferenziale.
Le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno sono iniziate in seguito al fallimento della società consortile salernitana che operava nel settore della raccolta dei rifiuti solido urbani per vari comuni delle province di Caserta (la maggior parte) e di Salerno come ad esempio, Mercato San Severino, Campagna, Pontecagnano Faiano, Giffoni Valle Piana. Attraverso la relazione del curatore fallimentare, l'analisi e l'esame della documentazione contabile e dei bilanci e dai numerosi riscontri eseguiti presso una serie di soggetti con cui negli anni erano stati intrattenuti rapporti commerciali, i finanzieri del comando provinciale (agli ordini del tenente colonnello Oriol De Luca) avrebbero evidenziato una serie di presunte condotte ritenute penalmente rilevanti a carico dei tre amministratori picentini (residenti tra Giffoni Valle Piana e Montecorvino Rovella).
Per quanto riguarda la distrazione di beni, le indagini condotte dal Nucleo di polizia Economico Finanziaria (agli ordini del tenente colonnello Claudio Molinari) hanno permesso di ipotizzare la sottrazione agli asset - sui quali soddisfare le pretese creditorie - sette autoarticolati, quattro autovetture (di cui una di lusso) e somme di denaro per un importo complessivo di 754.573,25 euro. Le indagini a carico della società consortile, che sono ancora in corso, è una di quelle operazioni che rappresentano un concreto esempio delle attività a contrasto dei reati di natura economico finanziaria ed hanno l'obiettivo di tutelare l'integrità del tessuto economico specialmente per quanto riguarda la correttezza e lealtà nelle transazioni commerciali.
Il Mattino