Per la bimba morta, secondo l’accusa, a seguito degli scossoni dati dalla mamma, il processo tarderà ancora ad iniziare. E questo perché, dopo una iniziale...
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Il procedimento, ricordiamo, vede imputati la madre della piccina con l’accusa di omicidio colposo; quindi il padre e la nonna per calunnia perché secondo gli inquirenti sapevano delle responsabilità della donna quando, subito dopo le radiografie che rivelarono le lesioni sulla piccola, sporsero denuncia puntando di fatto l’indice contro il personale sanitario.
La vicenda giudiziaria ebbe inizio ad ottobre del 2014 quando una bambina di soli due mesi morì al Santobono di Napoli. La piccolo era giunta nell’ospedale pediatrico napoletano in gravi condizioni dal San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno. La Procura di Salerno, su richiesta dei genitori, originari di Pontecagnano, aprì una inchiesta. I pm Roberto Penna e Francesca Fittipaldi in un primo momento indagarono 40 persone tra medici e paramedici: dal barelliere che aveva messo la piccina in ambulanza, ai medici che per primi la visitarono agli infermieri che li aiutarono per finire con i sanitari che l’accolsero a Napoli. Disposto l’autopsia, l’esame rivelò che la bimba era morta a causa di alcune fratture sul cranio. Ma, a seguito di più approfonditi accertamenti, emerse che le ferite riportate dalla piccola erano antecedenti all’ultimo ricovero. Ad uccidere la piccola, secondo la Procura, sarebbe stata la mamma scuotendola con forza. Tra l’altro anche altri ossicini del suo corpicino risultarono fratturate. Accuse che la donna ha sempre respinto con determinazione, avendo dalla sua anche la fiducia del marito e della suocera. I due pm decisero dunque di archiviare l’indagine a carico dei medici e dei paramedici. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino