Bimbi violentati, ribaltone in appello: la Procura chiede l'assoluzione del papà

Bimbi violentati, ribaltone in appello: la Procura chiede l'assoluzione del papà
Erano stati condannati in primo grado con l'accusa di aver stuprato e filmato per due lunghissimi anni tre fratellini della tenerissima età. Contro di loro c'erano...

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Erano stati condannati in primo grado con l'accusa di aver stuprato e filmato per due lunghissimi anni tre fratellini della tenerissima età. Contro di loro c'erano le accuse dei bambini, ma a 12 anni di distanza, arriva una perizia secondo cui le «procedure di ascolto non possono essere ritenute affidabili» e potrebbero anzi «avere indotto i minori al travisamento dei fatti». Rischia di chiudersi con una raffica di assoluzioni «perché il fatto non sussiste» il processo di secondo grado a carico dei presunti protagonisti di uno squallido giro di pedofilia ai danni di tre fratellini, consumatosi nel cuore della città tra il 2006 ed il 2008. Ieri il procuratore generale Carmine Olivieri, sulla base delle conclusioni dei consulenti, ha chiesto l'assoluzione per i sette imputati condannati tutti all'esito del processo di primo grado a pene esemplari. Il Pg, sulla base degli elementi emersi all'esito della rinnovazione del dibattimento chiesta e ottenuta dai legali della difesa, gli avvocati Stefania Pierro, Agostino Allegro, Orazio Tedesco e Pina Strada, ha ribaltato le conclusioni a cui erano giunti i giudici della terza sezione penale del tribunale di Salerno (presidente De Luca, a latere Troisi e Celotto) che non fecero sconti a nessuno. Dopo la requisitoria del magistrato, la parola è passata alle parti civili rappresentate dall'avvocato Michele Tedesco, che ha chiesto invece la conferma delle pene già comminate in primo grado. La condanna più alta fu inferta al padre dei tre bambini Giuseppe S. (omettiamo il cognome per evitare l'identificazione dei minori) che incassò 18 anni di reclusione; 15 anni per i salernitani Walter Barbone e Rita Colucci (la 74enne ormai deceduta proprietaria di uno degli appartamenti dove si sarebbero consumati gli orrori, indicata dalla Procura quale «regista» dello squallido affare); 13 anni per Domenico Rispoli; 14 anni per Dario Marruso; 10 anni per Vittorio Gallo; 13 anni per Roberto Placanico e Vincenzo Bianco.


Le accuse erano pesantissime: dalla violenza sessuale, ad atti sessuali con minorenni fino alla più vergognosa ipotesi di reato di commercio delle videoriproduzioni pedopornografiche. Secondo l'accusa le violenze, che si sarebbero consumate con una frequenza di almeno tre volte alla settimana, venivano filmate. Vere e proprie «esibizioni pedopornografiche» che erano poi commercializzate allo scopo di lucro con un tariffario che andava dai 20 ai 50 euro. Una squallida storia di degrado morale e miseria umana che si sarebbe consumata per tre lunghissimi anni in tre appartamenti: uno a Mariconda (piazzetta Anita Garibaldi), l'altro in via Salita San Giovanni, a Cappelle, e l'ultimo in via Andrea Sabatini. Allontanati dal contesto familiare già nel 2009 in seguito all'intervento dei servizi sociali, i bambini più piccoli sono stati adottati da una famiglia mentre la più grande, dopo due affidamenti non andati a buon fine, vive in una casa famiglia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino