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La sua esplosione, avvenuta intorno alle 3 di notte, arrecò danni non solo all’attività ma anche agli arredi interni, ai veicoli parcheggiati in strada e alle abitazioni limitrofe. Quel gesto serviva - secondo le accuse che dovranno essere vagliate dal gup in udienza preliminare - a costringere la figlia della titolare del negozio a rinunciare al pagamento di una serie di debiti accumulati per l’acquisto di droga. La donna, T.C., era nota agli inquirenti essendo stata anch’ella coinvolta in inchieste per spaccio di stupefacenti. Poche ore prima, un sequestro di droga indirizzò i carabinieri su quella che poteva sembrare una possibile ritorsione o un messaggio intimidatorio nei riguardi della donna.
In primis la visione dei sistemi di videosorveglianza, dai quali i carabinieri riuscirono a dare un volto ad una parte degli indagati. A seguire, il contenuto di una telefonata, nelle quale si sarebbe intuito come vi fossero proprio alcuni degli attuali indiziati nell’esplosione di quella bomba, all’esterno del negozio. Il fascicolo d’indagine passò velocemente alla Dda di Salerno, dopo i primi accertamenti svolti dalla procura di Nocera Inferiore. La droga, insieme ai precedenti di alcuni degli indagati, così come le modalità che accompagnarono l’esplosione dell’ordigno - «tipica dell’agire mafioso» - portò il caso nelle competenze dell’Antimafia. Per i quattro, dopo la conclusione dell’indagine, vi è ora la fissazione dell’udienza preliminare. In quella sede gli imputati potranno difendersi dalle accuse mosse, chiedendo anche un rito alternativo.
Il Mattino