Presentavano buste paga false per ottenere dei prestiti dalla banca. Soldi in contanti, che però non spettavano a nessuno di loro. In sette sono finiti a giudizio,...
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L'inizio del dibattimento è stato fissato per i primi di settembre. In sostanza, stando all'impianto accusatorio, i sette avrebbero goduto di un «ingiusto profitto» dopo aver formato delle false buste paga, risultate all'esito delle indagini costruite ad arte, per poi affidarle ad una persona, ritenuta loro complice. Con quelle buste paga, avrebbero poi beneficiato di prestiti che mai avrebbero potuto richiedere in virtù del loro status economico. Sui singoli casi ha lavorato il nucleo di polizia economico-finanziaria di Salerno, dopo una prima informativa redatta agli inizi di marzo dell'anno scorso. L'accertamento effettuato dopo la denuncia dei vertici di una filiale ubicata nella frazione di Santa Lucia, a Cava de' Tirreni, si concentrò sull'analisi delle singole posizioni reddituali dei beneficiari dei prestiti, insieme ai contenuti delle singole buste paga. Quanto scoperto, avrebbe poi fatto partire gli avvisi di garanzia. Nessuno di quelli che aveva presentato la certificazione che ne attestava anche un lavoro, avrebbe potuto ottenere la concessione di un prestito. Le garanzie presentate sarebbero infatti risultate «fittizie», solo per bypassare le regole imposte per legge in questi casi. I sette ora dovranno difendersi dalle accuse che vengono mosse dalla procura nocerina, avendo fatto parte - questa l'ipotesi - di un meccanismo ideato per truffare la banca di riferimento.
I SEQUESTRI
Agli atti dell'indagine ci sono i documenti sequestrati nel corso dell'attività. L'inchiesta vede muovere le medesime accuse anche ad altre persone, che al momento attendono il vaglio del gip, in udienza preliminare. Per un'altra posizione, invece, è stato riconosciuto un errore procedurale al momento della presentazione della denuncia. Gli imputati hanno dai 24 ai 45 anni.
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Il Mattino