Il suo nome a Nocera Inferiore, oltre a fare ancora paura, significava rispetto. Ancora oggi, nonostante il tempo trascorso e il suo pentimento. La ragione è riconducibile...
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Pignataro si sarebbe speso per portare voti a diversi candidati al consiglio comunale e per far assumere persone in società private che lavoravano per enti pubblici. Come un qualsiasi boss di riferimento, si sarebbe speso anche per risolvere problemi di microcriminalità e beghe tra pregiudicati. Circostanze che lo hanno riportato dietro le sbarre, dalle quali era uscito per via di un tumore al fegato in stato avanzato e per un'altra serie di gravi patologie. La sua libertà era prevista per la fine dell'anno. Nel suo curriculum criminale vanta almeno una trentina di condanne definitive. Dalla Nco alla Nuova Famiglia, nelle ultime due relazioni che la Dia ha steso per delineare la geografia dei clan, il suo nome sarebbe ancora influente insieme a quello di Macario Mariniello. Pensiero che combacia con quello del sostituto procuratore Vincenzo Senatore, che inquadra la sua figura come quella di un boss ancora capace di imporsi su tutto il territorio.
L'inchiesta che lo riguarda è quella dello scorso anno, «Un'altra storia», che permise alla Dda di delineare la presunta egemonia criminale dei fratelli Michele e Luigi Cuomo nella città capofila dell'Agro. Dopo quel fiume di arresti, l'attenzione si sarebbe spostata su Pignataro, il cui nome avrebbe rappresentato ancora una garanzia di protezione per pregiudicati e cittadini comuni. Il suo spessore criminale viene giustificato da una serie di episodi che i carabinieri del Ros ricostruiscono con dovizia di particolari. A lui ci si rivolge per far desistere un creditore ad Angri per bloccare un recupero di soldi nei confronti di un suo conoscente. Allo stesso modo, l'Antimafia parla di punizioni pianificate verso collaboratori di giustizia, del tentativo di far desistere una famiglia ad occupare un appartamento Ina Casa già nelle disponibilità di un'altra persona e di intimidire un ragazzo colpevole di aver rubato una stufa nel quartiere: «Lo Zio ti sta cercando, non ti mettere in condizione che fa una squadra e ti manda all'ospedale. Vai sotto al suo balcone e chiedi scusa».
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Il Mattino