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Si fece rafforzare la scorta fornendo, secondo la Procura di Salerno che ha coordinato le indagini, informazioni false al Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di Catanzaro. Ha preso il via ieri, davanti al giudice Viviana Centola, il processo a carico dell’ex Procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini, indagato dal sostituto procuratore Roberto Penna e finito a dibattimento con le accuse di falso ed errore determinato dall’altrui inganno.
Nel corso del dibattimento, che si aprirà il prossimo 24 giugno, saranno chiamati a testimoniare anche il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il capo della Polizia Franco Gabrielli e il direttore dell’Aisi, il generale Mario Parente. Altisonante, infatti, la lista testi presentata dall’ex Pg di Catanzaro che aveva inserito anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Matteo Salvini che non sono però stati ammessi come testi dal giudice che ha accolto solo parzialmente la richiesta del pm Penna che si era opposto a ben otto testi su dieci.
I fatti all’origine del procedimento risalgono al febbraio 2019 quando Lupacchini depositò un dossier in cui sosteneva che il boss Michele Senese, da lui arrestato a Roma nel 2011 e detenuto proprio a Catanzaro, rappresentava un pericolo alla sua incolumità. L’ex Pg, a sostegno della sua tesi, esibì una relazione di servizio della sua scorta su un pedinamento subìto nel mese precedente. Lupacchini, però, omise di precisare che da un controllo successivo operato dagli inquirenti sulla targa, era emerso che l’auto sospetta apparteneva alle forze di polizia. Proprio l’omissione di quel particolare avrebbe, secondo la procura di Salerno, fatto scattare l’innalzamento del livello di scorta da 3 a 2. Secondo la tesi del sostituto procuratore Roberto Penna, inoltre, Senese non avrebbe avuto relazioni con la ‘ndrangheta, unica consorteria in grado di attentare realmente alle sorti personali dell’ex pg di Catanzaro.
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Il Mattino