Cappato «giusto della Libertà», un ulivo piantato a Salerno

Cappato «giusto della Libertà», un ulivo piantato a Salerno
C'è un albero nuovo nel «Giardino dei Giusti dell'Umanità» antistante alla scuola elementare Barra di Salerno. Un ulivo. E accanto, una targa:...

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C'è un albero nuovo nel «Giardino dei Giusti dell'Umanità» antistante alla scuola elementare Barra di Salerno. Un ulivo. E accanto, una targa: «Marco Cappato giusto della Libertà». Libertà con la «L» maiuscola. Perché quella che il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni porta avanti da anni è una «libertà fino alla fine della vita». Già: «Occuparsi del morire senza soffrire non vuol dire occuparsi della morte ha detto Cappato - ma occuparsi della libertà nella vita, fino alla fine».

 
E dedica il riconoscimento della fondazione Menna «alle persone che soffrono «perché possano scegliere con l'aiuto della legge dello Stato dice - invece di doverlo fare nella clandestinità». Sorride, Cappato, mentre piantuma l'ulivo a lui stesso consacrato. È fiero del riconoscimento che Claudio Tringali e la fondazione da questo presieduta gli hanno assegnato nella «Giornata europea dei Giusti dell'Umanità». Un'iniziativa che «serve a onorare persone che nella loro vita hanno fatto scelte difficili pur potendone fare a meno, che hanno scelto di schierarsi in difesa di vite umane, di salvaguardare la vita, l'incolumità o la dignità umana di altre persone spiega Tringali - Abbiamo scelto Marco Cappato perché risponde alle caratteristiche che dovrebbe avere un giusto dell'umanità, uno che rischia disinteressatamente, gratuitamente. Nel caso di specie, lui rischia anni di carcere per una lotta giusta». Il riferimento è alla vicenda di dj Fabo. Ma, da Piergiorgio Welby a Dominique Velati, il promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca e della campagna Eutanasia legale lotta da anni per rendere legale la «dolce morte». «Sono lieto di avere Cappato a Salerno per quel che ha significato e significa nel panorama politico italiano», ha detto il sindaco Enzo Napoli. Che apprezza «l'estensione del concetto di giusto dell'umanità: chi spinge la giustizia a fare un passo avanti giustizia, la democrazia e la civiltà a fare un passo avanti è lui stesso un giusto».

E aggiunge: «Questo giardino è il simbolo di come piccoli mattoni di democrazia possano costruire un Paese più civile. Salerno è città accogliente, sollecita e soccorrevole: con questa targa a Marco Cappato aggiungiamo un altro tassello». Accanto alla presidente dell'associazione Coscioni, Filomena Gallo, Cappato va dritto al punto: «Mentre parliamo ci sono persone che in modo clandestino cercano di porre fine alle sofferenze. Sono situazioni di cui nessuno si occupa perché i malati terminali non scioperano, non occupano le strade». E attacca: «Il Parlamento sta discutendo, dopo 40 anni dalla prima proposta di Loris Fortuna, sulla legalizzazione dell'eutanasia. Che significa battersi per la libertà di ciascuno di scegliere fino alla fine della propria vita». E ancora: «La scelta non è eutanasia sì eutanasia no, la scelta è tra eutanasia clandestina, realizzata senza nessun tipo di garanzia e quindi esposta al massimo degli abusi possibili, ed eutanasia legale, con tutti i controlli medici per ridurre la sofferenza e magari anche prevenire le richieste di eutanasia, che a volte sono solo richieste di aiuto».


Quindi, la sfida: «La ragione per la quale ho affrontato come disobbedienza civile l'aiuto a Fabo o a Davide Trentini per ottenere alla luce del sole quello che tanti ottengono clandestinamente è proprio quella di accendere i riflettori sull'importanza di questo tema, perché c'è da sconfiggere l'indifferenza». Quelli per cui è meglio fingere di non vedere. «Noi vogliamo che sia la forza del diritto ad aiutare i malati terminali a essere liberi di scegliere fino alla fine, e quando avremo ottenuto una buona legge sul fine vita sono sicuro che i nostri migliori alleati nel fornire terapie del dolore, assistenza psichiatrica e psicologica ai malati terminali saranno proprio gli avversari di oggi».
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Il Mattino