Entrano a scuola per illustrare un progetto sulla sana alimentazione ma, una volta in classe, chiedono soldi agli alunni sostenendo che l’offerta è finalizzata ad...
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È il 2 dicembre scorso quando i volontari di un’associazione che si occupa della lotta ai tumori, varcano il cancello di una scuola elementare della zona orientale. Dopo aver chiesto e ottenuto dal dirigente l’autorizzazione per spiegare ai piccoli alunni l’importanza di seguire un corretto regime alimentare, cominciano a girare per le classi e alla presenza delle maestre, illustrano i principi della sana alimentazione. Dopo la spiegazione, invece di lasciare la classe mostrano delle bustine ai bambini pregandoli di fare un’offerta per i piccoli malati di cancro. In cambio gli alunni avrebbero ricevuto dei simpatici gadget. Alcune maestre interrompono i volontari facendogli lasciare l’aula, altre acconsentono alla distribuzione delle bustine che sarebbero state ritirate il giorno successivo dai volontari stessi.
Tornati a casa i bambini chiedono dei soldi da mettere nella bustina ed è qui che i genitori, all’oscuro di tutto, cominciano a segnalare l’anomalia nelle chat invitando i genitori a non lasciare alcuna offerta perché la raccolta fondi non è autorizzata dalla scuola che intanto, ha già avvisato i volontari di non presentarsi per ritirare le offerte. Il tam tam, però, non è immediato e in molte classi dell’istituto la notizia non arriva, così il giorno successivo sono numerosi i bambini che si recano a scuola con l’offerta senza però poterla consegnare perché dei volontari non c’è traccia. Molti bambini ritornano a casa con la bustina, qualcuno la lascia sul tavolo collocato davanti alla segreteria. solo a questo punto, quando sono gli stessi bambini a riconsegnare i soldi ai genitori sostenendo mestamente che i volontari non sono più tornati, che si scatena il putiferio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino