Inno alla droga, la video-difesa di Clementino: «Dal palco ho lanciato portachiavi e cover»

Inno alla droga, la video-difesa di Clementino: «Dal palco ho lanciato portachiavi e cover»
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La sua risposta Clementino l’ha affidata ad un video. Mostra le bustine con dentro portachiavi di vari colori con incise le frasi delle sue canzoni. Altre, invece, contengono le cover dei cellulari. «Non lanciamo certo cartine, marijuana o filtri al pubblico – ha detto il cantante – ma solo portachiavi con i titoli delle mie canzoni e cover di cellulari, sono gadget che ogni volta portiamo sul palco». Intanto la polizia ha inviato alla procura della Repubblica i risultati delle prime indagini sulla presunta istigazione all’uso di droga da parte del rapper durante il concerto di Capodanno a Nocera Inferiore.


Sulla scena irrompe il sindaco Manlio Torquato con una riflessione ad alta voce. Ed ha parlato del rapper, della marijuana e della polizia. Ma anche delle contraddizioni della legge sull’uso delle droghe leggere, di uno Stato che cede sulle sigarette e sul gioco. Sino a ricordare Vasco e «la coca (cola?)» e la «marja» di J-Ax ormai giurato nelle trasmissioni televisive di prima serata. Per poi precisare «siamo garantisti, libertari e non ipocriti. Diciamolo subito – ha sottolineato il sindaco - da istituzione pubblica mi inchino alla legge. Anche quando è contraddittoria o smentita dal senso comune. E perciò se errore c’è stato, che la legge faccia il suo corso». Sono tre le precisazioni che Torquato pone all’opinione pubblica. «La prima – ha sottolineato - è quella di aver fatto svolgere un concerto in modo composto e per quanto affollatissimo, sicuro: prima durante e dopo. Grazie a quella polizia che abbiamo chiamato noi. Di aver dato sicurezza, musica e commercio ed un pò di relax a chi magari un concerto può ascoltarlo solo in piazza, perché i soldi di un biglietto non ce li ha. Peggio se è un ragazzo. E Clementino lo conosciamo bene perché lancia messaggi contro la camorra, la droga pesante, lo spaccio e le paranze criminali».


Il sindaco parla delle contraddizioni «di una legge che resta in vigore a pezzi, disorientata in parte dalle sentenze più recenti». Parla di «uno Stato che prende le tasse sulle sigarette, ma mette sui pacchetti la testa di morte; che tassa gli alcolici, ma ne consente la continua pubblicità; che incita alle condotte morali, ma autorizza “bingo” e scommesse varie, sfascia famiglie e dilapida patrimoni anche qui, con tassa di Stato». La terza «se è sacrosanto che la polizia faccia il suo corso, non possiamo, né vogliamo sopportare il moralismo un tanto al chilo di chi, vedendo una piazza strapiena, in foto, lo ha scambiato per il successo di un’amministrazione anziché di una città; e perciò spara a zero. Di quanti, ormai attempati, dimenticano quando inneggiavano al libero amore e alla droga libera e magari oggi da questi social fan finta di non sapere che magari figli o nipoti le canne se le fanno davvero. Capirete che stare qui è come stare tra l’incudine e il martello, tra il rispetto della legge e l’ipocrisia della banalità. In mezzo c’è il nostro senso morale. Tutto intero. E su quello non prendiamo lezioni da nessuno». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino