Per otto lunghi anni è stato «strozzato» da alcuni colleghi commercianti che gli avevano dato una mano con piccole somme per le quali si facevano restituire...
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Sono partite dalla denuncia presa dagli uomini della Direzione investigativa Antimafia, dai racconti della vittima, ma soprattutto dalla documentazione che l’uomo ha portato alla loro attenzione. Il commerciante, infatti, ha consegnato agli investigatori tutte le matrici degli assegni, oltre a documentazione cartacea e alle registrazioni degli incontri con gli usurai. Incontri che sono andati avanti fino a dicembre di quest’anno.
Secondo il racconto fatto agli uomini della Dia il commerciante aveva due diversi canali di finanziamento illecito. Il prima aveva quali protagonisti Salsano, anche lui commerciante di abbigliamento, che lavorava insieme a Sorrentino e Caputano. Il secondo consisteva nei prestiti elargiti di Rupoli anche lui commerciante e da una serie di personaggi, come Alfonso Casciella, che minacciavano la vittima insolvente. Casciella, cognato di Rupoli, è ritenuto il «capo dei ragazzi di pregiato»: è lui a minacciarlo più volte assieme anche ad Antonio Vallone, l’unico al quale il gip ha riconosciuto il metodo camorristico. Nel corso degli anni, tra piccoli e grandi prestiti, il commerciante avrebbe avuto in prestito circa 500mila euro per il quale gli sarebbero stati chiesti tassi di 700-800 mila euro. Un sistema - come lo ha definito il gip Scermino nella sua ordinanza - molto professionale con tassi del 10% mensili che oscillano ai 120% annui. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino