Il commerciante «strozzato» si ribella:
fa arrestare gli usurai dopo 8 anni da incubo

Il commerciante «strozzato» si ribella: fa arrestare gli usurai dopo 8 anni da incubo
di Petronilla Carillo
Martedì 4 Febbraio 2020, 06:55 - Ultimo agg. 07:30
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Per otto lunghi anni è stato «strozzato» da alcuni colleghi commercianti che gli avevano dato una mano con piccole somme per le quali si facevano restituire interessi «importanti». Poi uno di loro gli ha presentato un «professionista» dello strozzo che lo ha sostenuto dopo il fallimento della sua prima attività a Cava de’ Tirreni per consentirgli di portare avanti l’altro negozio di abbigliamento che gestisce in centro a Salerno. Quando, però, la situazione è diventata insostenibile, nel febbraio del 2018, l’uomo ha varcato la soglia della Dia accompagnato dal legale di Emergenza legalità, l’avvocato Angela Cisale, al quale si era in un primo momento rivolto per chiedere aiuto e ha denunciato i suoi aguzzini. Consentendo, ieri mattina, l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di cinque persone. In carcere finiscono Domenico Caputano, già detenuto per reati legati alla droga e all’usura; Alfonso Cascella; Antonio Rupoli e Antonio Vallone. Ai domiciliari, Maurizio Salsano. Il gip Alfonso Scermino ha rigettato le richieste del sostituto procuratore Vincenzo Senatore riguardo alle posizioni di Sabato Sorrentino e Fortunato Benincasa. 

Sono partite dalla denuncia presa dagli uomini della Direzione investigativa Antimafia, dai racconti della vittima, ma soprattutto dalla documentazione che l’uomo ha portato alla loro attenzione. Il commerciante, infatti, ha consegnato agli investigatori tutte le matrici degli assegni, oltre a documentazione cartacea e alle registrazioni degli incontri con gli usurai. Incontri che sono andati avanti fino a dicembre di quest’anno.

Secondo il racconto fatto agli uomini della Dia il commerciante aveva due diversi canali di finanziamento illecito. Il prima aveva quali protagonisti Salsano, anche lui commerciante di abbigliamento, che lavorava insieme a Sorrentino e Caputano. Il secondo consisteva nei prestiti elargiti di Rupoli anche lui commerciante e da una serie di personaggi, come Alfonso Casciella, che minacciavano la vittima insolvente. Casciella, cognato di Rupoli, è ritenuto il «capo dei ragazzi di pregiato»: è lui a minacciarlo più volte assieme anche ad Antonio Vallone, l’unico al quale il gip ha riconosciuto il metodo camorristico. Nel corso degli anni, tra piccoli e grandi prestiti, il commerciante avrebbe avuto in prestito circa 500mila euro per il quale gli sarebbero stati chiesti tassi di 700-800 mila euro. Un sistema - come lo ha definito il gip Scermino nella sua ordinanza - molto professionale con tassi del 10% mensili che oscillano ai 120% annui.
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