«È un virus subdolo. Basta una minima disattenzione e ti frega. Per questo occorre essere prudenti e non abbassare la guardia». Maurizio Benigno, originario di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Benigno, soffrendo di alcune importanti patologie, è stato tra quei dipendenti messi in quarantena a scopo cautelativo. Quindi ha trascorso i mesi di marzo e di aprile chiuso in casa. «A metà marzo – ricorda – non sono stato bene. Ho avuto dei fortissimi dolori articolari, un’astenia mai provata prima in vita mia e ho perso quasi tredici chili perché non riuscivo a mangiare. Ma non avendo avuto né febbre, né problemi respiratori, non ho allertato il mio medico di base e mi sono curato da solo con la Tachipirina. Non ho mai immaginato di poter aver incontrato il Coronavirus, e invece il test ha confermato che, seppure in forma non invasiva, l’ho avuto». Come è stato possibile? «Presumo sui mezzi pubblici di cui mi servivo per andare a lavorare – spiega – prima del Dpcm del premier Conte si viaggiava come sardine, uno addosso all’altro. Non esco e non frequento pubblici esercizi se non per i servizi essenziali, ritengo che sia questa l’unica spiegazione».
Al test sono seguiti i due tamponi, entrambi risultati negativi, che gli hanno consentito di poter rientrare in ufficio. «Ma ora quello che più mi manca è la mia famiglia, mia moglie e i miei tre figli – dice – Non li vedo dal 29 dicembre e, a oggi, se volessi tornare a casa, sarei costretto a fare quattordici giorni di quarantena. Sarebbe la terza, se calcoliamo che tra test e tamponi sono rimasto in casa per altre due settimane in attesa dei risultati. E quello è stato anche il momento peggiore, perché non era scontato che fossi completamente guarito».
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino