Dal 4 marzo è bloccato a Budapest. Il suo unico ponte con l’Italia è l’ambasciata, alla quale si è rivolto più di un mese fa nella speranza...
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«Una volta arrivato in Ungheria mi hanno sottoposto a un periodo di isolamento di quattordici giorni perché provenivo dall’Italia – racconta – Finita la mia quarantena, è scattato il lockdown e hanno chiuso scuole, atenei, negozi. Anche l’accesso ai supermercati è limitato per fasce d’età: dalle 9 alle 12 possono accedervi solo gli anziani, dopo tocca a noi giovani». L’Università gli ha poi sospeso la borsa di studio necessaria per mantenersi all’estero e con la rincorsa del Covid-19 e un sistema sanitario «che mi dicono non essere propriamente un’eccellenza», l’ansia di voler rientrare a casa è cresciuta di giorno in giorno, alimentata da quella dei familiari che stanno lanciando appelli su appelli per favorire il suo imbarco sul primo volo disponibile. «L’ultimo utile c’è stato a fine marzo, ma nessuno mi ha informato – spiega lo studente – Ora sono in continuo contatto con l’Ambasciata, ma mi hanno detto che occorre raggiungere un numero cospicuo di italiani intenzionati al rimpatrio, altrimenti è difficile che si possa pensare a una soluzione alternativa». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino