«Il virus mi ha intrappolato a Budapest:
Erasmus da incubo, voglio tornare a casa»

«Il virus mi ha intrappolato a Budapest: Erasmus da incubo, voglio tornare a casa»
di ​Barbara Cangiano
Venerdì 24 Aprile 2020, 06:20 - Ultimo agg. 15:37
2 Minuti di Lettura
Dal 4 marzo è bloccato a Budapest. Il suo unico ponte con l’Italia è l’ambasciata, alla quale si è rivolto più di un mese fa nella speranza di ricevere un aiuto per poter tornare in Italia. Ma con i voli bloccati e un intreccio di burocrazie, poche certezze istituzionali e altrettante scarse informazioni condivise con la Farnesina, l’operazione non è purtroppo semplice. Gabriele Beccacece ha 22 anni, ha vissuto a Giffoni Valle Piana, paese di cui è originaria sua madre, per poi trasferirsi nelle Marche, dove studia Scienze geologiche naturali e ambientali all’Università di Camerino. In Ungheria è arrivato, nell’ambito di un progetto Erasmus, per un tirocinio propedeutico al completamento della sua tesi di laurea. Avrebbe dovuto restarci fino ai primi di giugno, ma da quando ha messo piede a Budapest, non ha potuto seguire un solo giorno di lezioni.
 

«Una volta arrivato in Ungheria mi hanno sottoposto a un periodo di isolamento di quattordici giorni perché provenivo dall’Italia – racconta – Finita la mia quarantena, è scattato il lockdown e hanno chiuso scuole, atenei, negozi. Anche l’accesso ai supermercati è limitato per fasce d’età: dalle 9 alle 12 possono accedervi solo gli anziani, dopo tocca a noi giovani». L’Università gli ha poi sospeso la borsa di studio necessaria per mantenersi all’estero e con la rincorsa del Covid-19 e un sistema sanitario «che mi dicono non essere propriamente un’eccellenza», l’ansia di voler rientrare a casa è cresciuta di giorno in giorno, alimentata da quella dei familiari che stanno lanciando appelli su appelli per favorire il suo imbarco sul primo volo disponibile. «L’ultimo utile c’è stato a fine marzo, ma nessuno mi ha informato – spiega lo studente – Ora sono in continuo contatto con l’Ambasciata, ma mi hanno detto che occorre raggiungere un numero cospicuo di italiani intenzionati al rimpatrio, altrimenti è difficile che si possa pensare a una soluzione alternativa».
© RIPRODUZIONE RISERVATA